"Sei casi di trombosi su 1,6 milioni di dosi". Adesso l'Aifa frena gli allarmismi

Il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco Giorgio Palù ritiene difficile che ci sia una correlazione tra la somministrazione dei vaccini AstraZeneca e i decessi

"Sei casi di trombosi su 1,6 milioni di dosi". Adesso l'Aifa frena gli allarmismi

“È improbabile un nesso causale diretto tra vaccinazione e decessi; al massimo potrebbe esserci una concausa, nel senso che i problemi potrebbero riguardare solo persone predisposte a sviluppare queste patologie”. Getta acqua sul fuoco il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Giorgio Palù, dopo le ultime morti sospette che hanno portato alla sospensione del vaccino AstraZeneca in Italia e in altri Paesi d’Europa. In un’intervista concessa al Corriere della Sera, il virologo cerca di tranquillizzare tutti coloro che hanno ricevuto la prima dose dell’antidoto prodotto dalla casa farmaceutica inglese. Nelle ultime 24 ore la preoccupazione è cresciuta a dismisura e, dopo la sospensione a titolo cautelativo del vaccino AstraZeneca, si attendono chiarimenti su questo provvedimento.

“Chi ha fatto la prima dose – ha dichiarato Palù – può aspettare la seconda con tranquillità”. Il presidente di Aifa ha spiegato come si è giunti alla decisione di sospendere la somministrazione del vaccino AstraZeneca. Tutto ha avuto origine in Germania, dove il “Paul Ehrich Institute”, l’ente regolatorio e di ricerca tedesco, ha suggerito al ministro della Salute Jens Spahn di sospendere temporaneamente e in forma cautelativa il preparato di AstraZeneca in seguito al verificarsi di sei casi di tromboembolia in soggetti di sesso femminile, due dei quali risultati mortali, su 1,6 milioni di dosi inoculate. Da qui, la scelta di altri Paesi europei, tra cui l’Italia, di seguire l’esempio dei tedeschi.

A quanto pare, si sta verificando se c’è un nesso tra il vaccino AstraZeneca e i decessi per tromboembolia, ossia la formazione di un coagulo di sangue all'interno di un vaso, in grado di bloccare in tutto o in parte una vena (trombosi venosa) o un’arteria (trombosi arteriosa). Quando un trombo, sviluppatosi in qualsiasi vaso periferico va incontro a frammentazione, il frammento trombotico che ne deriva (embolo) si muove all'interno del circolo sanguigno potendo così arrivare anche al polmone determinando l’embolia polmonare, condizione estremamente grave che molto spesso conduce alla morte. “L’evidenza scientifica di un nesso causa-effetto rispetto al vaccino – ha ribadito Palù – al momento non c’è. Adesso si esprimerà l’Ema. L’agenzia regolatoria europea dovrebbe acquisire i dati di farmaco vigilanza e delle autopsie sulle persone decedute entro giovedì e dare una risposta”.

L’ottimismo, in ogni caso, regna sovrano. Nei dodici milioni di vaccinati del Regno Unito e nei cinque milioni in Europa, i casi registrati di questi eventi gravi erano finora prevalenti in persone anziane, età media 70 anni. L’incidenza è dunque nettamente inferiore a quella di un caso su mille circa tipico di queste manifestazioni. Bisognerà adesso studiare il caso specifico delle donne che hanno perso la vita in Germania. “Ma nessun allarmismo – ha concluso il presidente di Aifa – la seconda dose di AstraZeneca va fatta alla dodicesima settimana, quindi c’è tutto il tempo di attendere l’imminente decisione di Ema. Non solo.

I vaccini basati sulla tecnologia utilizzata da AstraZeneca danno eventuali reazioni alla prima dose e molto meno alla seconda, il contrario di quanto avviene per quelli a Rna messaggero (Pfizer-Biontech e Moderna)”.

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