"Dal mio punto di vista, io ed Eva abbiamo dato una visibilità al museo che esso stesso non ha mai visto in anni, pur considerando che quando siamo andate lì era semivuoto. In Italia siamo pieni di arte ma non sappiamo pubblicizzarla". Alex Mucci, una delle due influencer protagoniste dello scatto davanti alla Venere del Botticelli che da ieri sta facendo discutere in tutta Italia, ha così espresso il proprio pensiero sul proprio account Instagram. Lei e la "collega" Eva Menta avevano postato una foto nella quale apparivano in leggings e maglia trasparente davanti all'opera esposta agli Uffizi. Un'immagine che ha causato non poche polemiche, con la direzione del museo che ne avrebbe chiesto la rimozione.
Accanto a chi ha visto nel gesto potenziali risvolti positivi, come Vittorio Sgarbi ("due influencer seminude agli Uffizi? Non capisco dove sia lo scandalo - ha scritto sulla propria pagina Facebook - queste due ragaze andrebbero utilizzate, e non osteggiate, se la loro popolarità servirà a portare più visitatori nei musei") ci sono stati numerosi utenti del web che non hanno affatto gradito quel che hanno forse letto come un'azione di puro esibizionismo. Gli stessi che avrebbero poi insultato le due influencer a suon di commenti sui social network. E queste ultime avrebbero alla fine deciso di archiviare la "foto incriminata", non prima di aver pubblicato un lungo sfogo. "Ci rendiamo conto che la situazione è sfuggita di mano. Sta diventando frustrante contenerla. Abbiamo deciso di archiviare momentaneamente il post per fare calmare le acque, almeno finché la situazione non rientri - si legge in un post congiunto - questa non è un'ammissione di colpa da parte nostra, che continueremo a far valere il nostro gesto come atto creativo e non denigratorio. Il post è solo archiviato, per ora".
Mucci ha poi rincarato la dose, spiegando come l'invito alla rimozione della fotografia pervenuto dagli Uffizi dipendesse dal mancato pagamento del canone previsto per l'utilizzo commerciale delle immagini e dicendosi disposta a pagare. "Ho letto cose indicibili, immonde, sotto il post, che vanno ben al di là delle pure opinioni rispetto all'argomento in sé. Ho letto offese e minacce verso la mia persona, la mia famiglia e mia figlia - ha chiosato, nel messaggio - orrei capire in quale assurdo modo la figura del mio corpo vestito così possa offendere l'immagine di un altro corpo effettivamente privo di indumenti.
Inoltre non esiste una legge, una regola che impone legalmente un dress code in un museo. Ammetto di aver volutamente postato un contenuto provocatorio, ma senza avere come pensiero primario uno scopo di lucro o denigrante verso l'opera".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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