Quelle immagini choc dal Cile: "Hanno sparato a un bambino"

La rivolta civile sta distruggendo Santiago del Cile. La disperazione raccontata da chi sente il calore delle fiamme entrare in casa dalla finestra

Quelle immagini choc dal Cile: "Hanno sparato a un bambino"

"Hanno sparato a un bambino. C’è il fuoco. Tutti gridano. Ho paura di morire". Rosario ha 25 anni e quando parla ha il cuore che gli batte all’impazzata. Gli occhi che si chiudono ad ogni scoppio di arma da fuoco. Tiene la mano a sua madre e prega Dio che tutto finisca presto. Quello che vede dalla finistra è una vera e propria guerra. Ciò che sente dentro è la disperazione.

Lei e la sua famiglia vivono in una casa di Santiago. La capitale cilena dove da circa tre giorni si sta sviluppando una rivolta civile. Il generale Javier Iturriaga del Campo, incaricato della sicurezza a Santiago del Cile, durante lo stato di emergenza dichiarato nei giorni scorsi, ha imposto il coprifuoco dalle 22 alle 7 del mattino. "Sono a casa e non posso uscire fino a domani mattina, ma tanto sono giorni che non riesco a dormire", confessa Rosario in lacrime.

Solo nel fine settimana sono arrivate a 11 le vittime provocate dalla protesta. Ieri, due persone sono morte carbonizzate per un incendio scoppiato durante un assalto a un grande magazzino di materiali edili alla filiale della Costrumart di La Pintana, nella regione metropolitana.

Oltre 1.900 le persone arrestate, secondo le autorità locali. Di cui circa 650 nella sola capitale Santiago.

"Siamo in guerra contro un nemico potente e implacabile, che non rispetta nulla o nessuno", ha detto il presidente cileno, Sebastián Piñera condannando le violenze messe in atto durante le proteste di questi giorni contro l'aumento delle tariffe. Secondo Piñera, infatti, l’ “unico scopo" dei ribelli "è quello di causare il maggior danno possibile”.

A rispondere alle dichiarazioni del presidente del Cile è stata l’associazione umanitaria Amnesty International che ha richiesto a Piñera di garantire il rispetto dei diritti umani durante il periodo d’emergenza, precisando che la decisione di affidare alle forze armate il compito di mantenere l'ordine pubblico, rischia di aumentare i rischi sulle possibili violazioni.

"Già nei giorni scorsi, nel contesto delle proteste contro l'aumento del prezzo dei trasporti pubblici, le forze di sicurezza hanno impiegato forza eccessiva e sono stati segnalati arresti arbitrari di manifestanti", denuncia Amnesty in un comunicato. "Invece di reprimere le proteste, il governo cileno dovrebbe trovare soluzioni alle richieste provenienti dalle proteste e indagare su tutte le denunce di violazioni dei diritti umani segnalate nel corso delle manifestazioni”.

Nelle ultime ore i manifestanti hanno attaccato gli uffici dell'anagrafe di Lo Espejo, località a sud di Santiago del Cile. Sono scoppiati incendi che hanno provocato danni ingenti. Secondo quanto riportato dai vigili del fuoco, accorsi sul posto per placare le fiamme, l'incendio sarebbe stato causato da un gruppo di manifestanti che stavano saccheggiando i locali.

“Siamo senza cibo. Ci manca anche la pasta.

Abbiamo paura ad uscire e poi, tutti negozi sono stati chiusi e nei supermercati durante i saccheggi stanno morendo delle persone", ci racconta Rosario al telefono. Alla domanda - “perchè non scappate? Almeno per questo periodo" - dall’altra parte della cornetta qualche secondo di silenzio, seugito dalle sue parole: "Quella è la mia gente. Questo è il mio paese. Capisci?".

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