Senza gli Azzurri quasi una tortura Ma forse è meglio...

Senza gli Azzurri quasi una tortura Ma forse è meglio...

Gli esperti di pallone, e anche di tutto il resto, continuano a recitare il mantra: «Dobbiamo elaborare il lutto...». Non a caso, già dal mese di novembre sappiamo che questi Mondiali li avremmo guardati con la speranza che passassero in fretta e senza fare troppo rumore, come si guarda un treno dalle sbarre del passaggio a livello. Epperò soltanto ieri pomeriggio, alle ore 17 di Roma, l'italiano abbandonato davanti alla tv da Buffon e compagni ha realizzato forse per davvero a quale terribile tortura sarà sottoposto da qui al 15 di luglio. L'incubo si materializza impietoso quando Osama e Motaz Hawsawi si scambiano uno dei primi palloni di Russia 2018, in uno scintillante match d'apertura: Russia-Arabia Saudita, attenzione non si tratta di un vertice bilaterale all'Onu per risolvere una crisi mediorientale, ma ciò per cui dovremmo appassionarci. Perché si sa, il calcio è «lo spettacolo più bello del mondo» e altre amenità del genere. Leggero antipasto di ciò che ci aspetta, noi belli seduti sul divano o mentre sbirciamo un'azione dal pc in ufficio, con certe sfide specchio del calcio attuale, élite di cui evidentemente meritiamo di non fare parte. Ben ci sta, proviamo adesso a divertirci con Marocco-Iran, Giappone-Senegal, Panama-Tunisia e... via rosicando.

Hai voglia di elaborare il lutto, ma poi - se consentite il paragone - arriva il primo Natale senza la nonna e scende la lacrimuccia osservando la sedia vuota. Di colpo non fanno più ridere quei «meme» sul telefonino, coi tre personaggi della storia che non sono riusciti a entrare in Russia: Napoleone Bonaparte, Adolf Hitler e Giampiero Ventura. Smorfia di dolore, oggi con i francesi possiamo litigare solo per la Aquarius. E pazienza se la mancata partecipazione all'evento sportivo più importante del quadriennio sarebbe costata all'Italia secondo le stime qualcosa come 10 miliardi di euro, una mezza finanziaria ma non fatelo sapere al ministro Tria. Piuttosto, a pensarci bene tra un break pubblicitario e l'altro, il bicchierino di vodka alla fine potrebbe sembrarci mezzo pieno.

Nessuno sconforto nell'aprire l'armadio e scoprire che nella maglia azzurra di Italia '90 non c'entriamo nemmeno trattenendo il respiro come prima del rigore di Grosso nella finale del 2006; niente ansia di dovere invitare gente in salotto, ovviamente rispettando il rito di sedersi tutti agli stessi posti, con l'immancabile amico porta-sfiga costretto a passarsi i 90 minuti più recupero dalle parti del frigo, solo perché l'ultima volta che aveva segnato Balotelli lui s'era alzato per andare a prendere le birre. E poi, pensate solo per un attimo alla soddisfazione di abbracciarci tutti davanti alla prodezza di Heungmin Son che batte l'incolpevole Olsen. E già, che partitone: Corea del Sud 1 - Svezia 0, tiè!

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