Mirko Genko, il 24enne parmigiano accusato di aver sgozzato la sua ex al parco, resterà in carcere. Nell'udienza di convalida dell'arresto, che si è svolta nella mattinata di martedì 23 novembre a Reggio Emilia, gli inquirenti hanno contestato al presunto omicida anche l'ipotesi di reato per violenza sessuale. Il sostituto procuratore Maria Rita Pantani, titolare dell'inchiesta, ha descritto il 24enne reo-confesso come un "soggetto socialmente altamente pericoloso".
L'aggressione mortale al parco
Il corpo esanime di Juana Cecilia Hazana Loayza, 34 anni di Lima in Perù, operatrice in una Rsa di Scandiano, è stato ritrovato in un parco di via Patti, a Reggio Emilia. Ad ucciderla sarebbe stato il suo ex, Mirko Genco, già condannato a due anni di reclusione, con pena sospesa, per stalking. Secondo la ricostruzione degli investigatori, il 24enne avrebbe raggiunto la donna venerdì sera, in un locale della città emiliana dopo che la stessa avrebbe condiviso uno scatto della serata in compagnia di amici sui social. A seguito dell'incontro, ipotizzano gli inquirenti, tra i due potrebbe essere esploso un diverbio accesso (forse per motivi di gelosia) sfociato poi in omicidio. Genko avrebbe accoltellato alla gola la ex lasciandola riversa in una pozza di sangue sull'erba. Ad allertare il 112, nella tarda mattinata di sabato, è stata una passante che ha notato il cadavere tra i cespugli del parco di via Patti, tra la polveriera e la piscina. L'arma del delitto, un coltello da cucina, è stata rinvenuta sulla scena del crimine.
La versione dell'indagato
Il 24enne, reo confesso del delitto, ha confermato di essere arrivato a Reggio Emilia da Parma nella serata di venerdì e di aver seguito volontariamente la sua ex al parco dove avrebbero consumato un rapporto sessuale consenziente. Diversa, invece, la versione della procura che contesta all'indagato anche l'ipotesi di reato per violenza sessuale. Il raptus omicida sarebbe scaturito per via di qualche frase pronunciata dalla donna o per alcune foto viste sui social network. Fatto sta che, secondo gli inquirenti, l'ipotesi di omicidio ha tre aggravanti: recidiva, premeditazione e la minorata difesa della vittima. L'arma del delitto, ipotizza ancora la procura, sarebbe stata prelevata nell'appartamento della donna in cui Genco sarebbe andato prima di ammazzarla, rubando le chiavi.
Giudice Roia: "Servono magistrati specializzati"
"Non ci sono buchi normativi, quello che manca è un'adeguata specializzazione dei giudici in materia di violenza di genere", commenta alla Stampa Fabio Roia, presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano e consulente della Commissione parlamentare sul femminicidio. "Il patteggiamento è un accordo tra difesa e accusa - precisa il giudice Roia - che il giudice deve controllare. L'eventuale pena sospesa fa parte dell'accordo: la si concede se c'è un giudizio di assenza di rischio, cioè se ci sono elementi per ritenere che il soggetto non commetta più il reato".
Poi, sul caso del femminicidio di Reggio Emilia: "Ovviamente non conosco le carte del procedimento e il mio è un giudizio di carattere generale. Forse non è stata fatta un'adeguata valutazione del rischio in relazione agli indici di pericolosità del soggetto. E non parlo solo del caso specifico. Quello che manca è un'adeguata specializzazione della magistratura in materia di violenza di genere. E a sostenerlo è il Csm nella delibera del 3 novembre. Il magistrato - spiega Roia - deve acquisire competenze che vanno al di là di quelle strettamente giuridiche, nei campi della psicologia, medicina legale, sociologia, e criminologia.
C'è da dire che però allo stesso tempo il Csm segnala che oggi c'è una scopertura del 13,7 per cento di magistrati. E questo vuol dire che tutti siamo chiamati a fare tanto, senza avere il tempo da dedicare a temi necessariamente complementari: non è una giustificazione ma un dato di fatto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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