Siae, Gino Paoli si dimette da presidente

In una lettera al consiglio di gestione della Siae il cantautore ribadisce di "non aver commesso reati"

Siae, Gino Paoli si dimette da presidente

Con una lettera presentata al consiglio di gestione in corso a Milano, Gino Paoli si è dimesso dalla presidenza della Siae. Ma il cantautore genovese, finito al centro della bufera per un suo conto corrente in Svizzera, e l'accusa di evasione fiscale, si difende: "Sono certo dei miei comportamenti e di non aver commesso reati, voglio difendere la mia dignità di persona per bene". Quelle di Paoli sono dimissioni irrevocabili dalla presidenza della società.

La lettera di Paoli

"Cari consiglieri -scrive il cantautore - alla luce delle vicende che mi hanno coinvolto in questi giorni, mi preme rivolgermi a voi con cui ho condiviso questo percorso di circa un anno e mezzo di intenso e appassionato lavoro. Ci tengo a dirvi che sono certo dei miei comportamenti e di non aver commesso reati. Con il rispetto assoluto di chi sta doverosamente svolgendo il suo lavoro di indagine, intendo difendere la mia dignità di persona per bene". "In questi giorni - prosegue l’artista - assisto purtroppo a prevedibili, per quanto sommarie, strumentalizzazioni, che considero profondamente ingiuste. Quello che non posso proprio permettermi di rischiare, però, è di coinvolgere la Siae in vicende che certamente si chiariranno, ma che sono e devono restare estranee alla Società" "Ho volutamente aspettato qualche giorno a parlarvi -spiega ancora il presidente dimissionario- per non entrare nella foga di queste stesse strumentalizzazioni. Credo di aver espletato il mio compito di Presidente al massimo delle mie capacità. Sono orgoglioso dei risultati che abbiamo ottenuto insieme, per cui abbiamo combattuto fianco a fianco in battaglie importanti, fino all’ultima in favore dei giovani autori. Rassegno pertanto al presente Consiglio le mie dimissioni irrevocabili, con la certezza che la Siae saprà continuare la sua missione di tutela della creatività italiana".

Non voleva "scudare" i soldi

Nelle ultime indiscrezioni sulle intercettazioni ambientali effettuate nello studio del commercialista Andrea Vallebuona, coinvolto nell’inchiesta della maxi truffa a Carige, si evidenzia che quei due milioni di euro, provento al nero di alcune prestazioni artistiche rese dal cantautore genovese, sarebbero stati portati in una banca svizzera in fasi successive e Paoli, intercettato dalle microspie collocate dalla Guardia di finanza nell’ufficio

di Vallebuona, aveva tutte le intenzioni di rientrarne in possesso senza però "scudarli". In una di queste intercettazioni infatti lo stesso cantautore esprime la volontà di non fruire dello scudo fiscale su quel denaro.

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