Solo l'Europa ci ha salvato dalla catastrofe

Solo l'Europa ci ha salvato dalla catastrofe

O ggi più che mai dovremmo dire: grazie Europa! Gli ultimi dati forniti ieri dalla Banca d'Italia confermano, infatti, un nuovo record assoluto per il nostro debito pubblico che ha raggiunto, nel novembre scorso, i 2.345 miliardi di euro, con un aumento di oltre 9 miliardi sul mese precedente e di 70 e più miliardi rispetto alla fine del 2017. Con un simile trend, dobbiamo chiederci quali ulteriori livelli di disavanzo si sarebbero potuti raggiungere in tempi brevi se il governo avesse insistito (...)

(...) sulla manovra «espansiva» (con un rapporto deficit/Pil al 2,4%) come pretendeva, fino a un mese fa, il governo gialloverde.

A sentire certi nostri politici (e non solo), sembrava quasi che Bruxelles volesse farci un dispetto a cercare di mettere un piccolo freno all'escalation dei nostri conti pubblici. Vi ricordate le filippiche di certi guru che hanno continuato ad accusare i vertici Ue di essere i soliti guastafeste, pronti a soffocare a ogni costo la ripresa economica dell'Italia?

Intendiamoci, non è certo cambiato molto dopo la piccola correzione di rotta impostaci dalla Commissione per evitare la procedura d'infrazione, ma si è trattato, comunque, di un segnale preciso che, per ora, non è stato recepito dai mercati.

Se tanto mi dà tanto, mi viene, comunque, da dire: per fortuna che c'è l'Europa, nonostante tutto. Mi sarei aspettato qualche rinsavimento, sia pur tardivo, ma anche ieri non mi sembra che ci siano state dichiarazioni ufficiali sul nostro debito, sempre più in rosso: nessun ministro economico, chissà perché, ha voluto commentare i dati Bankitalia. Eppure il nuovo record del disavanzo - che si aggiunge ai dati sulla crescita che non c'è, a quelli sull'occupazione che non sale, anche perché si vogliono bloccare dall'alto le opere infrastrutturali come la Tav, e al «made in Italy» che non riparte - dovrebbe seriamente fare riflettere i nostri reggitori. E pure i sostenitori della «decrescita felice» (mai termine è stato più infelice) dovrebbero fare pubblica ammenda.

Se, fino a qualche tempo fa, i soliti soloni hanno continuato a dirci che chiudere un occhio sul debito non sarebbe, poi, stato un vero boomerang per noi perché, sull'altro piatto, ci sarebbero stati più sviluppo e occupazione, oggi rischiamo di fronteggiare una situazione che rischia di essere, sotto tutti gli aspetti, sempre più negativa: cornuti e mazziati.

Tanto vale, a questo punto, contare di più a Bruxelles anche per controbilanciare l'uscita, nell'autunno prossimo, di Mario Draghi dalla presidenza Bce di Francoforte: anziché prendersela con i soliti eurocrati, sarebbe davvero il caso di avere più peso specifico, dopo le elezioni, nel nuovo governo comunitario.

Giancarlo Mazzuca

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