Stato-mafia: assolto Mancino, condannati Mori e Dell'Utri

Dopo 5 anni arriva la sentenza per il processo sulla trattativa Stato-mafia: condannati Mori, Dell'Utri, De Donno, assolto Mancino. 28 anni al boss Bagarella

Stato-mafia: assolto Mancino, condannati Mori e Dell'Utri

Dopo cinque anni si conclude il processo sulla trattativa Stato-mafia, che vede dieci imputati (tra cui Totò Riina, morto a novembre).

Condannati a 12 anni l'ex generale Mario Mori, l'ex generale Antonio Subranni, l'ex colonnello Giuseppe De Donno, Marcello Dell'Utri - tutti accusati di minaccia a corpo politico dello Stato - e al boss Antonino Cinnà.

Pesante la pena per il boss Leoluca Bagarella, cognato di Riina, che dovrà scontare 28 anni di carcere, contro i 16 richiesti dai pm Vittorio Teresi, Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene. Otto anni per calunnia sono stati comminati al testimone chiave del processo Massimo Ciancimino, assolto invece per il concorso esterno in associazione mafiosa (caduto in prescrizione). Prescrizione per Giovanni Brusca.

Assolto "perché il fatto non sussiste" l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza. "ha espresso tutta la sua gioia", ha detto il suo avvocato Nicoletta Piergenti, "Era molto emozionato. Era con la sua famiglia per gioire con loro".

Nell'aula bunker del Pagliarelli, i giudici della corte d'assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto, hanno inoltre condannato Bagarella, Cinnà, Dell'Utri, Mori, Subranni e GDe Donno al pagamento in solido tra loro di dieci milioni di euro alla presidenza del Consiglio dei ministri che si era costituita parte civile nel processo.

Applausi e urla di incitamento ai magistrati dal pubblico: "Siamo tutti Nino Di Matteo", hanno scandito i presenti - in particolare le Agende rosse e gli attivisti di Scorta civica - all'indirizzo dei pm.

"Che la trattativa ci fosse stata non c'era bisogno della sentenza per dirlo. La sentenza dice di più - ha commentato Nino Di Matteo - qualcuno dello Stato ha trattato con Riina e Bagarella e altri stragisti, trasmettendo le richieste i messaggi di Cosa nostra ai governi.

Prima si era messa in correlazione Cosa nostra con il Silvio Berlusconi imprenditore, adesso questa sentenza per la prima volta la mette in correlazione col Berlusconi politico. Le minacce subite attraverso Dell'Utri non risulta che il governo Berlusconi le abbia mai denunciate e Dell'Utri aveva veicolato tutto".

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