Strasburgo, l'Italia a processo per l'Ilva

Lo Stato italiano è accusato di non aver protetto la salute di 182 cittadini

Strasburgo, l'Italia  a processo per l'Ilva

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha messo sotto processo l'Italia per quello che è successo all'Ilva di Taranto.

Per i giudici europei, infatti, lo Stato non ha protetto la vita e la salute di 182 cittadini di Taranto dagli effetti negativi delle emissioni dell’acciaieria come mostrerebbero le prove - ritenute "sufficientemente solide" - presentate dai cittadini che si sono rivolti alla Corte nel 2013 e nel 2015. Nel ricorso sostengono che "lo Stato non ha adottato tutte le misure necessarie a proteggere l’ambiente e la loro salute, in particolare alla luce dei risultati del rapporto redatto nel quadro della procedura di sequestro conservativo e dei rapporti Sentieri". I ricorrenti contestano inoltre al governo il fatto di aver autorizzato la continuazione delle attività del polo siderurgico attraverso i cosiddetti decreti "salva Ilva". Nel ricorso i ricorrenti affermano che lo Stato cosi facendo ha violato il loro diritto alla vita, al rispetto della vita privata e familiare e che in Italia non possono beneficiare di alcun rimedio effettivo per vedersi riconoscere queste violazioni.

Proprio oggi, tra l'altro, è iniziato il maxi processo in cui sono imputati 47 persone, tra dirigenti d'azienda, società e amministratori, con l'accusa di aver inquinato - o di non aver fatto nulla per evitarlo - dal 1996 al 2013 la città pugliese. In Aula c'è anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che si è costituito parte civile come circa un migliaio di persone. Si torna in aula dopo la regressione del dibattimento all’udienza preliminare a causa di un vizio procedurale e il nuovo rinvio a giudizio.

Alla sbarra ci sono tra gli altri anche i fratelli Fabio e Nicola Riva, della proprietà Ilva (oggi in amministrazione straordinaria), l’ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, l’ex presidente della Provincia Gianni Florido, l’ex presidente dell’ Ilva Bruno Ferrante, l’ex responsabile dei rapporti istituzionali dell’ Ilva Girolamo Archinà, gli ex direttori di stabilimento Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, l’ex direttore di Arpa Puglia Giorgio Assennato, l’avvocato Francesco Perli (uno dei legali dell’ Ilva), l’ex presidente della commissione ministeriale che rilasciò l’autorizzazione integrata ambientale all’Ilva, Dario Ticali e il deputato di Sel (ex assessore regionale) Nicola Fratoianni.

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