Tabaccaio uccide il ladro Così la crisi economica ci rende tutti più cattivi

L’uomo indagato per omicidio: sorprende i razziatori di notte mentre gli svuotano il negozio e spara. La vittima è un moldavo

Tabaccaio uccide il ladro  Così la crisi economica  ci rende tutti più cattivi

Un'altra vittima che si è fatta giustizia da solo, si dirà. Si dirà anche: l'Italia non è il Far West. No, no lo è. E Franco Birolo, affrontando pistola in pugno quattro banditi ferendone poi uno, un moldavo, a morte, non intendeva farsi giustizia da solo. Voleva salvaguardare i suoi beni. Per dirla con una espressione oggi molto abusata, voleva impedire che gli rubassero, assieme a soldi e merci, il futuro. Ciò a notte fonda, a Civiè di Correzzola, in quel di Padova. Uditi i rumori che provenivano dalla sottostante tabaccheria Birolo è sceso in strada sorprendendo quattro rapinatori che dalla vetrina del negozio infranta stavano caricando sull'auto la refurtiva. Ancora non è noto come siano andati i fatti. Se i quattro fossero a loro volta armati, se contando sulla supremazia numerica abbiano affrontato Birolo per impedire che mandasse a monte il colpo. Sappiamo che il magistrato ha iscritto Birolo nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio. Saranno poi le indagini a precisare se volontario, colposo, per legittima difesa o per un suo eccesso.

La reazione violenta delle vittime di rapine sembra in aumento. Qui a fianco se ne elencano gli ultimi casi, e non sono pochi. Aumentano perché in tempi di crisi profonda come quella che viviamo, in tempi di rigore il che significa corrispondere molto allo Stato e incassare poco dal mercato, il limite di civile rassegnazione per l'esproprio del proprio patrimonio in merci e valori si è molto ridotto, ed è logico che sia così. Mai come oggi ci si sente assai poco disposti a farsi rapinare impunemente. Avverbio che pesa come un macigno sulla coscienza collettiva.

Non si contano più i Procuratori generali che all'inizio dell'anno giudiziario amaramente riconoscono che furto e rapina sono, ormai, reati depenalizzati, puniti solo per il sette, l'otto per cento del totale denunciato. Si aggiunga la levità della Magistratura nel condannare i pochi responsabili finiti nelle mani della legge. Un riflesso, questo, della insistente campagna politica e intellettuale a favore del reo, sempre assunto a vittima della società, del capitalismo selvaggio e spietato, del disagio sociale, della alienazione, ovviamente intesa in senso marxista. In pratica, la cultura di sinistra, che per antonomasia è permissiva, si è battuta e si batte per la de-responsabilizzazione di chi delinque.

Che finisce per risultare sempre meno colpevole della vittima. Tutte queste cose messe insieme hanno fatto dell’Italia il Bengodi della delinquenza. Male che vada, ma proprio male, una ventina di mesi di galera: ciò che dalle nostre parti rende il furto un affare lucroso e pochissimo esposto ai rischi. Se un moldavo, dicesi un moldavo, decide di espatriare in Italia per mettere a segno i suoi colpi, una ragione ci sarà. E sappiamo quale. Spiace dunque, ma non stupisce, che il cittadino si trovi costretto a difendere con le unghie e con i denti, non di rado a prezzo della vita, ciò che è suo e che ha guadagnato lavorando sodo. Ben sapendo che non opponendo resistenza il rapinatore la farà franca e - impunemente, ancora - si godrà il bottino.

Ma se non si torna a restituire al criminale quel che è del criminale e alla vittima quel che è della vittima, gli episodi di autodifesa o autotutela

non potranno che ripetersi, non si scappa. Finendo per rappresentare l'unico serio deterrente - il rischio d'impresa, diciamo così - a una attività, quella del crimine, che rischi d'impresa non ne correva da lungo tempo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica