Momenti di paura a Padova. Un tablet, probabilmente a causa del surriscaldamento, è scoppiato in mano a un bambino di soli 5 anni che lo stava utilizzando. È successo verso l’ora di pranzo di ieri verso l’ora di pranzo di ieri in via Tre Garofani, nel quartiere Madonna Pellegrina. Fortunatamente il piccolo non ha riportato ustioni né ferite e in serata è stato dimesso dall’ospedale e ha potuto fare ritorno a casa.
L'esplosione
Secondo quanto emerso, nella mattinata di ieri, domenica 25 settembre, il bimbo si trovava nel soggiorno della sua abitazione insieme a mamma e papà, quando improvvisamente il tablet gli è esploso in mano. Il piccolo è stato subito portato in ospedale dove è stato visitato dall'oculista pediatrico e dall'otorino laringoiatra. Il timore era infatti quello che l’esplosione avesse potuto danneggiare gli occhi o che il fumo fuoriuscito dall’apparecchio fosse stato inalato dal bambino o anche dai suoi genitori. Il personale sanitario che ha preso in cura il piccolo paziente al pronto soccorso ha però escluso che ci fossero state conseguenze, e il bimbo è stato dimesso in serata.
Cosa è successo
I vigili del fuoco che sono giunti nell’abitazione, chiamati dai genitori della vittima, hanno arieggiato il locale e messo in sicurezza il tablet che subito dopo gli agenti della questura di Padova hanno posto sotto sequestro. Sarà adesso compito degli investigatori capire cosa abbia causato l’esplosione dell’apparecchio attraverso alcune verifiche. Importante anche riuscire a sapere se il tablet in questione era collegato all’alimentazione mentre il bambino lo stava utilizzando, fattore che avrebbe potuto surriscaldare velocemente l’apparecchio. In ogni caso è sempre bene usare i cavi in dotazione e non quelli universali e soprattutto non usare i dispositivi mentre sono sotto carica.
Lo scorso maggio, in un istituto alberghiero milanese era esploso un power-bank in classe, contenuto all’interno di uno zaino. Con questo nome vengono chiamate le batterie esterne, che risultano molto utili in caso di emergenza, ovvero nel momento in cui si scaricano quelle di telefonini, tablet e computer, e non si ha però la possibilità di collegare l’apparecchio a una presa elettrica per poterlo ricaricare.
Anche in quel caso, tra le ipotesi degli investigatori si era fatta largo quella del surriscaldamento dell’apparecchio. Anche in quella occasione nessuno dei presenti in classe era per fortuna rimasto ferito. Sette studenti e un insegnante erano però stati portati in ospedal per effettuare accertamenti.
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