È iniziato questa mattina il processo nel tribunale di Taranto per la morte dell'operaio dell'ex Ilva Alessandro Morricella, deceduto in seguito ad un incendente sul lavoro il 12 giugno 2015. L'uomo, originario di Martina Franca (in provincia di Taranto), aveva 35 anni e morì quattro giorni dopo essere stato travolto dalle fiamme e dalla ghisa incandescente mentre misurava la temperatura di colata dell'altoforno 2.
Nel 2017 il procuratore aggiunto Pietro Argentino e il sostituto procuratore Antonella De Luca sollecitarono il rinvio a giudizio per l'ex direttore generale Massimo Rosini, per l'ex direttore dello stabilimento Ruggero Cola, per il direttore dell'area ghisa Vito Vitale, per il capo area Salvatore Rizzo, per il capo turno Saverio Campidoglio e per il tecnico del campo di colata Domenico Catucci. Tutti avrebbero risposto dell'ipotesi di cooperazione in omicidio colposo. Tra gli indagati, per la responsabilità amministrativa, anche l'Ilva spa in amministrazione straordinaria.
Tra le violazioni contestate c'è anche quella di "non aver attuato cautele in materia di rischi industriali connessi all'uso di sostanze pericolose". Inizialmente il pm De Luca aveva iscritto nel registro degli indagati dieci persone. L'altoforno 2 fu sottoposto a sequestro, ma poi il governo intervenne con un decreto per sospendere gli effetti del provvedimento.
Oggi l'inizio del processo. Presenti alla prima udienza il "Collettivo Morricella" ed altre associazioni, tra cui "Giustizia per Taranto".
"C'è una verità incontrovertibile che non sarà necessario che alcun processo chiarisca: quegli impianti non dovevano essere in marcia" dichiara il collettivo in un post sulla pagina Facebook "Morricella Sempre Con Noi" e continua "Noi continueremo ad essere presenti" perchè "Morricella non doveva essere lì, perché quell’impianto era sotto sequestro".
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