Giù la maschera

Tarquinio il Superfluo

Nel giornalismo è arduo dire qualcosa che sia altrettanto buono del non dire niente

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Nel giornalismo è arduo dire qualcosa che sia altrettanto buono del non dire niente. È il motivo per cui molti direttori preferiscono passare in politica. Lì se esci con un'idiozia se ne accorgono di meno.

E così Marco Tarquinio - giornalista senza più Avvenire ma con un passato così ultraconservatore su aborto, matrimonio arcobaleno e fine vita da candidarsi alla prossime Europee con il Pd - ieri ha detto che quello che sta commettendo Israele in Palestina non è un genocidio (e meno male). «Ma un'operazione di pulizia etnica». Biblicamente, il tuo parlare sia «Sì, sì», «No, no». Il di più sono cazzate.

Uomo passionale che crede in quello che dice, anche se quello che dice cambia con le passioni, umbro di Assisi, moglie cilena, due figlie e in curriculum più premi giornalistici che editoriali degni di memoria, Marco Tarquinio detto il Superfluo dai suoi vicedirettori ha anche coniato un nuovo reato da imputare a Israele: il «Domicidio», ossia la «distruzione sistematica delle case». Il bello è che con uscite del genere uno come lui - da giovane carrista oggi pacifista - rischia di prendersene una a Bruxelles, di casa.

Sul fronte delle guerre in corso Tarquinio, che ormai frequenta più La7 che la chiesa, per l'ortodossia dem è un eretico. Domanda: ma perché non si è candidato con Santoro? Domine, libera nos a malo.

Nemmeno nel Vangelo, ricordava già Giulio Andreotti, la beata ingenuità è considerata una virtù.

Figurati in politica.

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