"Terza dose obbligatoria per decreto": ecco per chi

Tante le ipotesi sul tavolo. Ma il governo si prende ancora una settimana per decidere cosa fare

"Terza dose obbligatoria per decreto": ecco per chi

La terza dose potrebbe presto diventare obbligatoria. Ma non per tutti. Almeno per il momento. Che in Europa la quarta ondata si stia facendo sentire è cosa ormai nota e il governo sembra voler correre ai ripari per evitare che anche l’Italia si ritrovi in una spiacevole situazione. Il prossimo giovedì, 18 novembre, sotto la lente ci saranno gli ospedali e le Rsa. Sembra infatti che il ministro della Salute Roberto Speranza, in accordo con il premier Mario Draghi, voglia varare un provvedimento per rendere obbligatoria la terza dose di vaccino sia per il personale medico che per gli operatori sanitari e gli ospiti delle residenze per anziani.

Come sarà il prossimo Natale

Come spiegato dal ministero della Salute, questo sarebbe “un modo per scongiurare che l'impennata dei contagi colpisca chi fronteggia in prima linea il virus, come i medici e gli infermieri. E chi è più vulnerabile: gli anziani”. La terza dose potrà essere quindi somministrata a chi ha ricevuto l’ultima inoculazione almeno sei mesi fa. Un modo anche per salvare il prossimo Natale e non rischiare che sia una fotocopia di quello dell’anno scorso, con regioni di colori diversi, lockdown, limiti al numero di persone da invitare al cenone e altre restrizioni di cui faremmo tutti volentieri a meno. In altri Paesi d’Europa, in particolare dove vi è stato un minore numero di persone vaccinate, la situazione è meno rosea rispetto alla nostra, e devono adesso fare il conto con nuove chiusure, come Austria, Olanda, Germania, Romania, Bulgaria. Ma su questo punto Speranza sembra positivo e non crede che nel nostro Paese ci saranno problemi per le festività natalizie. Questo perché, come ha spiegato: “Nel dicembre scorso non c'erano i vaccini, mentre adesso ci sono e siamo riusciti nell'impresa di immunizzare l'87% della popolazione”.

L’intero iter di vaccinazione è stato completato da molti cittadini, ma alcuni studi hanno rivelato che la protezione data dalla seconda dose con il passare dei mesi diminuisce fino al 50%. Come comunicato la scorsa settimana, dal primo dicembre sarà probabilmente possibile inoculare la dose booster alla fascia di età compresa tra i 40 e i 59 anni, dato che gli over 60 sono già autorizzati a riceverla. Anche senza il bisogno di prenotarsi sul sito. A preoccupare sono però anche gli under 12, sempre più colpiti dal virus. Ma su questo punto il ministro e il premier starebbero già pensando a pianificare la campagna vaccinale per i più piccoli appena l’Ema, l’Azienda europea del farmaco, avrà dato l’ok. Come per gli over 12, anche per i bambini tra i 5 e gli 11 anni il vaccino non sarà obbligatorio. Questi potranno infatti accedere a ristoranti, cinema, stadi con i loro genitori senza dover per forza essere vaccinati o mostrare il Green pass.

Efficacia vaccinale dopo 6 mesi

L'aggiornamento del report 'Epidemia Covid-19' dell'Istituto superiore di sanità evidenzia che dopo i 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale, "si osserva una forte diminuzione dell'efficacia vaccinale nel prevenire le diagnosi in corrispondenza di tutte le fasce di età. In generale, su tutta la popolazione, l'efficacia vaccinale passa dal 76% nei vaccinati con ciclo completo entro i sei mesi rispetto ai non vaccinati, al 50% nei vaccinati con ciclo completo oltre i sei mesi rispetto ai non vaccinati". Inoltre viene specificato che nel caso di malattia severa,"la differenza fra vaccinati con ciclo completo da oltre e da meno di sei mesi risulta minore". Gli esperti chiariscono che "si osserva, infatti, una decrescita dell'efficacia vaccinale di circa 10 punti percentuali, in quanto l'efficacia per i vaccinati con ciclo completo da meno di sei mesi è pari al 92% rispetto ai non vaccinati, mentre risulta pari all'82% per i vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi rispetto ai non vaccinati".

Per quanto riguarda i soggetti di età compresa tra i 12 e i 39 anni, l’Iss stima che “l’efficacia scenda dall’80 al 59% per i contagi e dal 95 all’82% contro la malattia severa. Ma attenzione: i 12-39 non vaccinati che si sono infettati sono ben 508 su 100mila abitanti, vale a dire oltre il doppio di chi si è immunizzato più di sei mesi fa, e cinque volte rispetto i vaccinati da meno di sei mesi”. Se guardiamo i ricoveri ospedalieri: “In questa fascia sono stati 12 per chi è senza immunizzazione (rispettivamente 18 volte in più di chi è vaccinato da meno di sei mesi, e 4 volte da oltre 6 mesi)”. Non vi è differenza per le altre fasce d’età. Per chi ha tra 40 e 59 anni “l’efficacia passa dal 72 al 42% per le infezioni, e dal 95 all’87,5% per la malattia severa”. Nella fascia tra 60 e 79 anni “si passa dal 72% al 40%, a seconda che si siano fatte le due dosi da più o meno di sei mesi per le diagnosi, da 92 a 78% per la malattia severa”. In ultimo, per gli over 80 “il calo della protezione vaccinale è dall’80 a 61% contro le infezioni, e dall’89 a 80% contro la malattia severa”.

I nuovi positivi

Secondo quanto riportato nel bollettino “il 10,5% dei casi segnalati nelle ultime due settimane è di sesso maschile e di età compresa tra 10 e 29 anni, uguale alla percentuale di soggetti di sesso femminile nella stessa fascia di età. In totale, nel periodo 25 ottobre - 7 novembre, il 52,5% dei casi di Covid-19 segnalati sono stati diagnosticati nelle femmine. La percentuale di casi rilevati in persone con età superiore a 60 anni è stabile (23,4% contro 23,2% rispetto alla settimana precedente). In leggero aumento l’età mediana dei casi, 43 anni”.

Prima e dopo i sei mesi dalla data di somministrazione, il calo dell’efficacia vaccinale “scende di 25,5 punti, passando da 75,5 a 50,2 per le infezioni; per la malattia severa che porta al ricovero o in terapia intensiva si riduce solo di 9,7 punti (da 91,8 a 82,1), e la protezione resta in ogni caso molto alta”. Secondo l’Istituto superiore di sanità la terza dose va quindi fatta, in particolare per le categorie per cui è raccomandata ora, perché il calo della protezione già si vede, anche se chi è vaccinato è protetto in modo determinante rispetto a chi non ha ricevuto il vaccino.

Le ipotesi sul tavolo

Come riportato da Il Messaggero, il governo starebbe pensando a un rafforzamento del certificato verde in base all’aumento dei casi. In Austria e in alcune zone della Germania i test antigenici sono esclusi. Riservare il Green pass solo a coloro che sono guariti dal Covid o hanno ricevuto il vaccino potrebbe creare qualche problema in Italia, visto che la certificazione serve anche per accedere ai posti di lavoro. Netturbini, conducenti, forze dell’ordine lasciati a casa perché non vaccinati o guariti potrebbe paralizzare il Paese. Un’altra ipotesi potrebbe essere quella di rafforzare il Green pass solo per accedere alle attività ricreative come ristoranti, teatri, cinema, stadi, e lasciare invece una certificazione verde più soft, dove vengano ammessi anche i test antigenici, per coloro che devono recarsi sul posto di lavoro.

Sul tavolo anche la possibilità di cambiare, ancora una volta, la durata del Green pass, portandola a 9 mesi.

In questo modo però secondo gli esperti scadrebbero in contemporanea tutte le certificazioni di chi è stato vaccinato da gennaio a marzo, creando un sovraffollamento. Senza contare che un altro cambio in corsa non verrebbe accolto molto bene dalla popolazione. Tutto rimandato alla prossima settimana, quando si avrà un quadro più chiaro dei nuovi casi e dell’andamento della pandemia.

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