“Se c’è una minaccia oggi in Italia, viene più dalla politica, da chi è in giacca e cravatta, non certo dai militari in uniforme”. Toni Capuozzo è un giornalista che si è sempre tenuto lontano dai palazzi romani. Alla Buvette di Montecitorio ha preferito le montagne dell’Afghanistan o le lunghe strade dell’Iraq. Estraneo al politicamente corretto ha raccontato i fatti senza pregiudizi, quelli che invece il mainstream italiano mostra spesso di avere. Ne è un esempio la polemica sulla divisa del generale Figliuolo (o uniforme, come sarebbe più corretto chiamarla secondo Rita Dalla Chiesa). Discussione nata dopo le parole di Michela Murgia, la scrittrice a cui spaventa avere un commissario che gira, appunto, con la divisa.
Che cosa ne pensa?
“Si è dato anche troppo peso a questo polemica. In ogni caso le parole della Murgia mi sembrano derivino da una cultura di basso conio per cui i militari sono sempre golpisti, tutti dei Pinochet”.
E invece non è così?
“Pensare che dove c'è un militare, ci sia una minaccia per la democrazia ovviamente non ha alcun senso. In Portogallo fu proprio l’esercito a porre fine alla dittatura e a inaugurare un nuovo corso democratico. Ma per me l’insulto più grave all’uniforme è quello che hanno ricevuto i due marò”.
A cosa si riferisce?
“L’Italia ha deciso di risarcire con più di un milione di euro le famiglie dei due pescatori indiani. È una notizia difficile da digerire ed è un’offesa al buonsenso. È come se Totò avesse venduto la Fontana di Trevi…”.
Hanno voluto chiudere una faccenda spinosa?
“Sì, certo. Ma è assurdo che i primi a non credere alla loro innocenza siano stati proprio gli italiani. Perché il risarcimento di fatto significa questo”.
È un’ammissione di colpevolezza?
“È come dire: non avete fatto bene il vostro lavoro, avete scambiato due pescatori per due pirati armati e dunque è giusto che l’Italia ora paghi il risarcimento. È un’accusa troppo pesante e infamante nei confronti di due uomini che hanno sempre mostrato grande dignità nei confronti del proprio Paese. Per non parlare poi del disinteresse che la politica ha avuto nei confronti di Latorre e Girone in questi anni. Se fossi in loro sarei deluso e amareggiato…”.
Un po’ come sono delusi e amareggiati anche tanti lavoratori autonomi che in questi giorni stanno protestando nelle piazze…
“È in atto uno scontro sociale tra chi può sopportare le chiusure come insegnanti, dipendenti pubblici, percettori del reddito di cittadinanza e chi invece non sa più come arrivare a fine mese”.
È una lotta tra garantiti e non garantiti?
“Io ormai sono pensionato. Lavoro solo per passione. Ecco, mi pesa non poter fare quello che facevo prima, ma non mi cambia di certo la vita. Chi invece vive di turismo o di ristorazione e ha finito i soldi che aveva da parte, non può far altro che manifestare”.
La violenza però non è mai la scelta giusta…
“La violenza non serve. Ma se avessi 30 anni e fossi il proprietario di un bar o chiringuito in città o sulla spiaggia, oggi sarei pazzo di rabbia. Altro che proteste pacifiche… mi sembrano persino troppo poco. Ma d’altronde certe cose la sinistra fa fatica a capirle”.
In che senso?
“I 5 Stelle sono quelli del reddito di cittadinanza e sono composti per lo più da gente che non ha mai lavorato”.
E il Pd?
“Il Pd ha sempre alimentato la cultura del sospetto nei confronti delle partite iva. Zingaretti, una volta, ha parlato addirittura di ‘lavoretti’. Evidentemente per lui avere una pizzeria è un po’ come fare il parcheggiatore abusivo. Per non parlare poi del ministro della Salute…”.
Speranza…
“Secondo me, Speranza la gazzetta dei concorsi ce l’ha scritta sulla fronte. Appartiene in pieno a quella cultura del posto fisso. Non sa forse che esistono anche i commercianti, i ristoratori, i lavoratori autonomi, quelli che creano molti posti di lavoro. E poi sa qual è il punto?”.
Qual è?
“Chiudere è molto semplice e non costa nulla. Ti dà un potere enorme, è come avere lo scettro del re. Mentre per aprire devi attuare un piano vaccinale veloce ed efficiente. Proprio quello che noi non abbiamo fatto”.
Di chi è la colpa?
“Sicuramente del governo precedente. Conte è stato peggio che mediocre”.
Addirittura?
“Ha capito che il Covid poteva essere un’opportunità da un punto di vista politico e l’ha sfruttato per crescere nei consensi. Ma non è stato in grado di gestire la pandemia. Ha svuotato l’attività parlamentare con l'arma dei dpcm; ha dato la colpa dei contagi ai cittadini senza però preoccuparsi di migliorare i trasporti…”.
E poi?
“Avrebbe dovuto creare un tavolo permanente con le opposizioni e invece ha alzato un muro. Io ricordo che in occasione del terremoto in Friuli nel ’76, maggioranza e opposizione si unirono, sospesero le guerre… ecco, perché non si è comportato così?”.
Ora però c’è Draghi e un governo di larghe intese…
“Draghi credo sia la persona giusta in questo momento, ma il mio è solo un auspicio. Di solito la politica ha sempre avuto uno sguardo corto. Ci vorrebbe un’impronta duratura, ma non sarà semplice perché l’Italia è fatta da corporazioni che portano avanti i propri interessi. Veda cosa è accaduto con i vaccini…”.
Che cosa ne pensa dei furbetti?
“Da un lato mi preoccupano. Ogni volta che leggo la conta dei morti, penso che se si fossero vaccinati magari si sarebbero potuti salvare. Ma la storia dei furbetti mi diverte anche molto. Si sono sentiti più intelligenti e poi si sono beccati AstraZeneca, facendo anche da spalla involontaria alla ricerca scientifica. Il furbetto è un elemento molto italiano: è il sorpasso di chi pensa di avere una marcia in più… del giornalista famoso o del fidanzato della Boschi”.
Ma tutti i problemi che sta avendo AstraZeneca sono legati solo alla scienza o c’è anche qualcos’altro?
“Io non sono un dietrologo. Ma mi pare evidente che nella questione vaccini entrino interessi geopolitici. Prendiamo il caso dello Sputnik: dovremmo tutti avere il diritto di sapere se ci sono delle ombre oppure no. L’Ema dovrebbe dare una risposta in 24 ore”.
E invece…
“Invece l’Europa si è dimostrata inadatta, paga una burocrazia macchinosa. Basta vedere come stanno andando le cose altrove…”
Parla, per esempio, di Israele?
“Certo. Noi abbiamo cercato di risparmiare sulle dosi, mentre loro le hanno pagate di più e adesso possono tornare a una vita normale. Non è un caso poi che gli unici due paesi - mi riferisco a Serbia e Regno Unito - che nel continente stanno avendo successo con le vaccinazioni non facciano parte dell’Unione Europea”.
Si tratta di un autogol?
“Hanno dato ragione a chi non ha mai creduto all’Unione Europea. Mi chiedo perché i vari Stati non siano riusciti a unire le forze per produrre un vaccino autonomo. Sta iniziando una sua produzione persino l’Iran…”.
Hanno ragione dunque i sovranisti?
“Mah, in italia abbiamo un pregiudizio nei confronti del sovranismo. Lo consideriamo un insulto, una piaga. Ce ne vergogniamo. Ma non mi risulta che la Germania o la Francia abbiano rinunciato a pezzi di sovranità. Prenda il caso dei flussi migratori…”.
Quindi per lei il sovranismo è ormai un’etichetta?
“Esatto, un’etichetta che viene però appiccicata solo ad alcuni. Un po’ come il populismo… i 5 Stelle erano da tutti considerati tali, poi si sono alleati col Pd e improvvisamente si sono ripuliti. Ma poi che cos’è il populismo?”.
Che cos’è per lei?
“Tutto può essere populismo. Sul terreno dell’immigrazione anche l’idea di un’accoglienza diffusa senza limiti, che non badi alla sostenibilità, è populismo. Non è populista solo Salvini… magari lui lo è a volte, ma di sicuro non è l’unico”.
Chi altro lo è?
“Mah, per esempio Conte. Scusi, le conferenze stampa all’ora del tg non sono esibizioni populiste? Magari un po’ più moderate, ma la sostanza non cambia”.
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