Torino. "Opinioni mediche" sui gay. Sarà processata per diffamazione

A Torino la dottoressa Silvana De Mari sarà processata per diffamazione dal Tribunale locale. Secondo l’accusa avrebbe offeso “l’onore e la reputazione delle persone con tendenza omosessuale” in “esecuzione di un medesimo disegno criminoso”.

Torino. "Opinioni mediche" sui gay. Sarà processata per diffamazione

A Torino, il prossimo 18 luglio, la dottoressa Silvana De Mari, specializzata in chirurgia generale ed endoscopia dell’apparato digerente e in psicologia cognitiva, nonché scrittrice fantasy e blogger, sarà processata per diffamazione dal Tribunale locale.

Come riporta l’invito a presentarsi, secondo l’accusa il medico avrebbe offeso più volte "l’onore e la reputazione delle persone con tendenza omosessuale" in "esecuzione di un medesimo disegno criminoso".

Il Coordinamento Torino Pride LGBT l’accusa di avere dichiarato in una intervista del 13 gennaio 2017 "che tollerare l’omosessualità equivale ad accettare la pedofilia […] Se si stabilisce che l’omosessualità non è un disordine di natura, allora anche la pedofilia lo può essere altrettanto […] il movimento lgbt vuole annientare la libertà di opinione e sta diffondendo sempre di più la pedofilia".

Il Torino Pride LGBT accusa la dottoressa anche per una intervista durante il noto programma radiofonico di Radio 24 La Zanzara, nel corso della quale ha parlato di atti sessuali tra due persone dello stesso sesso come di "una forma di violenza fisica, anche usata come pratica di iniziazione al satanismo".

Le accuse degli LGBT di Torino si riferiscono anche a dei post sui blog dove la dottoressa ha definito la "sodomia antigienica" affermando di avere il diritto "di chiederti se le mani, dopo aver toccato il pene estratto dalla cavità anale, ve le siete lavate anche con l’amuchina o solo con l’acqua, perché nel secondo caso preferisco non darvi la mano; se non avete usato l’amuchina c’è il rischio di beccarsi l’escherichia coli", dichiarando che "l’omosessualità è contro natura", sostenendo la tesi basandosi sui suoi studi medici e sulle "condizioni spaventose e malattie devastanti nelle endoscopie anali effettuate sugli omosessuali": "Queste persone hanno mai fatto una rettoscopia? Non considerano la tragedia delle malattie infettive?".

La denuncia a carico della dottoressa De Mari era stata archiviata dal Pubblico Ministero dottor Enrico Arnaldi Di Balme, ma poi era stata ripresa dalla dottoressa Paola Boemio, durante l’udienza preliminare, giudice che ha accolto l'opposizione del Torino Pride LGBT e della sindaca cinquestelle di Torino, Chiara Appendino, che si era aggregata all'esposto.

La De Mari, sessantacinquenne casertana trapiantata nel capoluogo piemontese, assistita dagli avvocati Mauro Ronco e Fabio Candalino, nelle memorie difensive presentate spiega di avere "sempre inteso esprimere la verità scientifica, peraltro corrispondente alla verità metafisica, riguardante il significato della sessualità umana, nonché le gravi malattie che si trasmettono sessualmente attraverso pratiche di erotismo anale", di non avere mai voluto "offendere le persone, né in quanto singoli, né in quanto categoria di persone; bensì informarle con la chiarezza concettuale necessaria di dati universalmente sottaciuti o, nel migliore dei casi, sottostimati, al fine di prevenire comportamenti contrari al loro benessere sia fisico che psichico, addirittura in molti casi comportamenti contrari alle stesse esigenze della sopravvivenza".

La De Mari ricorda che "dimostrare il disordine intrinseco dell’erotismo anale, il rapporto ano/pene, sia che sia perpetrato da un uomo su un uomo, quanto da un uomo su una donna".

La dottoressa spiega anche d’essere preoccupata per le donne. "Purtroppo la penetrazione anale è per le donne ancora più pericolosa che per gli uomini, perché, ove sia immediatamente seguita da penetrazione vaginale, porta all’introduzione di batteri fecali in vagina, con il rischio di ulteriori infezioni ascendenti".

La De Mari, definisce come "assoluta idiozia che io odio i gay" e sottolinea che il suo scopo è quello di "aiutare e sostenere le persone con tendenze omosessuali nelle loro problematiche esistenziali, mettendole in guardia contro il pericoli di malattie e avendo io piena fiducia nella potenzialità di ogni creatura umana di vivere una vita senza dover subire pratiche dolorose e pericolose. Nessuno nasce con il destino di subire pratiche dolorose e pericolose".

"Non voglio che gli omosessuali – spiega la De Mari – muoiano di AIDS, epatite B, cancro dell’ano. Le regole per evitare il disastro […] sono riassunte in un acronimo ABC (A=Abstinence, B= Be faithful, C= Condom)".

La dottoressa conclude le sue memorie riflettendo sulla natura dell’omosessualità "tuttora molto dibattuta e non considerata in modo univoco nel mondo scientifico", sui richiami al satanismo nei suoi scritti ("una serie di siti pornografici gay che rappresentano scene allusive al satanismo nonché pratiche aberranti di tipo sadico e, inoltre, la pratica volta al contagio volontario dell’AIDS") e spiegando i richiami alla pedofilia nei suoi scritti: "Se l’erotismo anale è qualcosa di naturale, lo stesso si potrebbe dire anche di altre forme di erotismo, che ancora oggi sono scientificamente classificate come perversioni, allo stesso modo in cui fino a non molti decenni orsono anche la omosessualità era considerata una perversione a livello scientifico. Così sarebbe per l’erotismo pedofilo, che alcuni intellettuali appartenenti allo stesso filone di pensiero raccolto dal movimento LGBTQ ritengono ammissibile. La deriva proveniente dallo scardinamento del confine tra ciò che è conforme alle strutture fisiche e biologiche dell’essere e ciò che non è ad esse conforme potrebbe approdare alla depatologizzazione della pedofilia. Quindi anche la pedofilia su minori consenzienti potrebbe essere normalizzata".

La De Mari dovrà difendersi anche da una seconda indagine per diffamazione continuata ed aggravata. Il giudice Alfredo Toppino del Tribunale di Torino, accogliendo la denuncia del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma, l'ha rinviata a giudizio e dovrà affrontare l’udienza dibattimentale il 21 marzo 2019 per il reato di cui all’articolo 595 del codice penale.

Sul web, intanto, è partita la campagna #IoStoconSilvanaDeMari. Un appello perché non si mettano sotto processo gli articoli 21 e 33 della Costituzione (libertà di pensiero, arte e scienza), lanciato dal quotidiano L’Occidentale è già stato firmato da numerose personalità del mondo della cultura, della scienza e della politica come Carlo Giovanardi, Roberto Cota, Alessandro Meluzzi, Assuntina Morresi, Eugenia Roccella, Luca Di Tolve, Attilio Negrini, Filippo Savarese e altri.

Sentita

da Il Giornale nella tarda serata dell'11 luglio, la dottoressa De Mari ha dichiarato: "Il 18 luglio subirò un processo che potrebbe essere molto importante per il recupero della libertà di parola e della libertà di cura".

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