"Il trentenne milanese...", "Bianco privilegiato". È ancora polemica su Burioni

Il noto professore di virologia ha criticato l'assenza di Milano dalle classifiche sulla qualità della vita dei giovani, che gli fanno notare il carovita del capoluogo lombardo

Il virologo Roberto Burioni
Il virologo Roberto Burioni

Nel suo portale web, il Sole 24 ore ha preparato una dashboard per raccogliere i dati raccolti in merito alla qualità della vita dei giovani nelle città italiane. Nei primi posti, un po' a sorpresa, non si sono piazzate le grandi città. Milano, Napoli, Roma, Bologna, Torino non rientrano nella top ten dove, invece, spiccano i piccoli capoluoghi di provincia. I primo capoluogo che incontriamo nella classifica è quello emiliano, ma dobbiamo scorrere fino al 32esimo posto. Una classifica che non è andata giù a molti ragazzi, che hanno commentato il risultato dello studio de il Sole 24 ore su Twitter. Tra chi lo ha criticato con ironia c'è anche Roberto Burioni che, benché non più giovanissimo, ha voluto dire la sua sull'argomento ma è stato bersagliato ed è scoppiata la polemica.

I dubbi di Roberto Burioni

In cima alla classifica si sono piazzate Piacenza, Ferrara, Ravenna, Vercelli. E poi Cremona, Caserta, Trento, Forlì-Cesena, Brescia e Modena. Queste sono le prime 10 città per qualità della vita, da qui la battuta di Roberto Burioni: "Io me lo vedo il trentenne milanese che entra alla Scala o al Bluenote e dice 'che sfiga non vivere a Caserta'". Tanti i commenti sul fatto che, tra tutte, Roberto Burioni ha menzionato proprio l'unica città meridionale della top ten: "Poteva nominare qualsiasi città ma ha dovuto nominare giusto giusto l’unica del sud".

I costi del teatro alla Scala

Ma, soprattutto, gli utenti hanno voluto sottolineare al noto medico che uno dei problemi di Milano è il costo della vita, che per molti giovani non è sostenibile. Non tutti, infatti, possono permettersi un biglietto per il teatro alla Scala. "Ciao dott ma di preciso no, io alla Scala come ci entro? Con quali soldi?". Pronta la replica di Roberto Burioni: "Se fa questa domanda vuol dire che non sa cosa sia il loggione, quindi che non merita di entrare alla Scala. Il suo problema non sono i soldi". Ma sotto quella risposta, è arrivata la replica di una ragazza che sembra conoscere bene il tariffario del più noto teatro di Milano: "Un biglietto di loggione, a meno che non si scelgano quelli con visione del palco estremamente limitata, costa comunque fra i 60 e gli 80 euro. Non esattamentedue spicci. Ma mi sa che lei non ha molta idea degli effettivi stipendi dei 30enni a Milano".

Andando a controllare il tariffario della stagione opera/balletti 2021-2022 sul sito ufficiale della Scala di Milano, si trovano biglietti anche a 10 euro ma, come spiegava la ragazza, sono quelli più laterali al palco, dai quali la vista sullo spettacolo risulta molto difficoltosa, quasi impossibile. Per posti leggermente migliori si spendono non meno di 20 euro a testa, che arrivano a 60 se si vuole acquistare un posto in galleria con visuale ampia sul palcoscenico, per dire di aver speso bene i propri soldi. In ogni caso, anche se si parla di poche decine di euro, c'è chi fa comunque notare: "Anche se fossero 30 euro, e noi in due, io non me lo potrei permettere questo mese".

Dal boom economico all'ideologia woke

Il carovita di Milano è il principale argomento di critica nei confronti del professore, al quale viene fatto notare che sono pochi i 30enni italiani a potersi permettere di spendere più di 100 euro in una serata. Ma Roberto Burioni non sembra concordare: "Milano consente con il lavoro di migliorare la propria posizione. Il fatto di avere ottime occasioni per spendere denaro onestamente guadagnato è un incentivo. Io ho 59 anni ma ne ho avuti anche 25 e a La Jolla sono passato da un appartamentino a una villa sull'oceano". Ma anche questa obiezione non è stata accolta con entusiasmo, perché viene fatto notare al professore che le condizioni economiche e lavorative, rispetto alla sua giovinezza nel pieno del boom economico, sono notevolmente cambiate.

Poi non mancano nemmeno le solite rimostranze politicamente corrette e dell'ideologia woke: "Dimmi che sei un privilegiato bianco, arrogante e dissociato dalla realtà senza dirmi che sei un privilegiato bianco, arrogante e dissociato dalla realtà".

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