La bocciatura di un ministro in pectore da parte di un presidente della Repubblica non è una prima assoluta ma ci sono dei precedenti illustri. Ben quattro Capi di Stati, prima di Sergio Mattarella, hanno posto il loro veto su un nome indicato dal premier incaricato di turno.
Nel 1979 Sandro Pertini si oppose alla nomina del demoristiano Clelio Darida a ministro della Difesa e il presidente del Consiglio dell'epoca era Francesco Cossiga. Darida, in seguito, dal 1980 al 1987, guidò prima il dicastero di Grazia e Giustizia e poi delle Partecipazioni statali. Oscar Luigi Scalfaro, nel 1994, negò a Silvio Berlusconi la possibilità di nominare Cesare Previti in qualità di Guardasigilli. Previti fu così spostato alla Difesa. Sei anni dopo il pomo della discordia è sempre il ministero di via Arenula.
Carlo Azeglio Ciampi impone a Berlusconi di spostare Roberto Maroni al Lavoro e mettere Castelli alla Giustizia. Nel 2014 va peggio al magistrato Nicola Gratteri, ministro della Giustizia in pectore del nascente governo Renzi. Giorgio Napolitano impone di cambiar nome e per quella casella viene scelto infine Andrea Orlando.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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