Tutti quelli che minimizzano ancora

Più o meno dovrebbe funzionare così: i virologi e i ricercatori a studiare il virus per trovare al più presto l'antidoto; i medici a curare la malattia per provare a salvare più vite possibile; i politici a trovare i modi e i fondi affinché virologi e medici possano fare al meglio il loro lavoro

Tutti quelli che minimizzano ancora

Più o meno dovrebbe funzionare così: i virologi e i ricercatori a studiare il virus per trovare al più presto l'antidoto; i medici a curare la malattia per provare a salvare più vite possibile; i politici a trovare i modi e i fondi affinché virologi e medici possano fare al meglio il loro lavoro. Purtroppo, invece, le voci tra manie di grandezza, narcisismi e smania di protagonismo - sconfinano e si accavallano, creando solo confusione.

E, dentro la confusione, si annida anche il virus che cerca di minimizzare l'emergenza, critica tutte le misure restrittive giudicandole eccessive e controproducenti sia dal punto di vista medico che economico. Secondo questa tesi stiamo esagerando. In fondo sostengono i negazionisti - la normale influenza fa ogni anno in Italia 12mila morti (il Coronavirus a ieri ne ha uccisi circa settemila) e nessuno si è mai sognato di chiudere il Paese e limitare le libertà individuali e d'impresa.

Facciamo due conti in tasca a questi signori: è vero, l'influenza normale provoca 12mila morti, ma nell'arco di cinque mesi (da ottobre a marzo) cioè una media di 2.400 persone al mese; che, spalmate più o meno equamente tra le venti regioni italiane, fanno 120 persone al mese, cioè quattro morti al giorno, per regione. È evidente che parliamo di numeri gestibili, per di più senza rischio epidemico per via dell'esistenza di adeguati vaccini.

Faccio un esempio: in Italia cade mediamente un metro di pioggia all'anno, ma un conto è se ne cadono 2 millimetri al giorno tutti i giorni, altro è se un uragano scarica l'intero metro tutto insieme su un territorio. Secondo voi in questo territorio devastato non succede nulla e tutto deve continuare come prima perché «un metro è sempre un metro»? Un'emergenza del genere non bloccherebbe la vita ordinaria, non giustificherebbe l'intervento dell'esercito?

E poi dicono, i negazionisti: attenzione, nella maggior parte dei casi il Coronavirus non è la causa principale della morte ma solo una concausa.

Che vuol dire? Forse solo l'infarto fulmineo provoca la morte diretta? Anche chi si schianta in macchina sbronzo non muore di alcolismo (concausa), ma senza il «virus» dell'alcol non sarebbe morto. Detto che prima o poi tutti dobbiamo morire (e gli anziani più prima che poi), non esiste una sola buona ragione per accelerare la fine. A meno di non chiamarsi Josef Mengele, medico del Terzo Reich.

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