È stata depositata in tribunale a Trento dall'avvocato della famiglia Pedri, Nicodemo Gentile, la perizia di parte sulle condizioni psicologiche di Sara Pedri, la giovane ginecologa 31enne del Santa Chiara che è misteriosamente scomparsa lo scorso 4 marzo in Trentino. Nel documento ci sono anche i messaggi che la donna aveva scritto poco prima di scomparire nel nulla, senza lasciare traccia. Il suicidio sembra a questo punto l’ipotesi più accreditata. Ricordiamo che l’automobile della dottoressa era stata rinvenuta nei pressi del ponte di Santa Giustina, l’ultimo posto cercato dalla Pedri sul web la mattina stessa della sua scomparsa. Un luogo ben noto a coloro che vogliono farla finita.
La Pedri: "Sono un morto che cammina"
La Procura di Trento ha aperto una indagine per presunti maltrattamenti a carico dell'ex primario di ginecologia del Santa Chiara, Saverio Tateo, che intanto è stato licenziato dall'Azienda sanitaria dopo il pronunciamento di una commissione interna, e a carico della vice di Tateo, Liliana Mereu, che è stata trasferita ad altro incarico. La perizia di 119 pagine racchiude gli ultimi pensieri che attanagliavano la mente di Sara, i messaggi mandati al fidanzato e al padre. Al primo aveva scritto:"Sono un morto che cammina, questa volta non ce la farò”. Mentre al papà: “Vi chiedo scusa per la delusione che vi ho procurato”. La Sara che viveva tra Forlì, Ferrara e Catanzaro era solare e felice, ben diversa da quella Sara che si era trasferita a Trento e che aveva dentro di sé un disagio psicologico, un turbamento dovuto al mobbing e alle vessazioni a cui era sottoposta sul posto di lavoro, come ipotizzato dalla dottoressa Gabriella Marano, psicologa clinica e forense, nell'autopsia psicologica eseguita su commissione della famiglia Pedri. I problemi accusati nel reparto di ginecologia e ostetricia dell'Ospedale di Trento avrebbero incrinato la sua salute psichica.
Attacchi frequenti e intimidatori
Gli inquirenti hanno analizzato più di 20mila messaggi, vagliato più volte il computer della 31enne e ascoltato una quindicina di persone. Nella perizia si legge che all’ospedale di Trento la ginecologa “si è ritrovata come un agnello in mezzo ai lupi, e ha finito per essere sbranata dalla violenza di chi si è avventato contro di lei”. Viene inoltre sottolineato che è stata vittima di ‘quick mobbing’, ovvero di attacchi particolarmente frequenti ed intensi. Altri colleghi della Pedri avevano nei mesi scorsi denunciato le vessazioni. Da queste testimonianze l’inchiesta aperta dalla procura. Secondo la consulenza di parte alcuni comportamenti sarebbero stati capaci di “creare intorno a Sara un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante e offensivo, che ha minato, data l'eccezionalità e la violenza della portata, il suo equilibrio in poco più di 3 mesi, generando in lei un vero e proprio disturbo”. In sala operatoria la 31enne avrebbe anche ricevuto una sberla sulla mano,“azione probabilmente traumatizzante, da cui poi è iniziata una discesa negli inferi”.
Si legge ancora nella perizia che “la condizione lavorativa ha trascinato la giovane in una situazione critica: in preda a un vero e proprio tormento psichico, il vivere ormai le procurava dolore”. Si parla quindi di disturbo post traumatico da stress “con sintomi ricorrenti riconducibili anche alla depersonalizzazione”. Con l’arrivo a Trento Sara avrebbe sviluppato idee di suicidio e ai suoi familiari, e all’amica Celeste, aveva confidato a febbraio di volere scomparire. La ragazza “era inappetente, aveva tachicardie, tremori, si abbracciava la pancia”. L’inizio del tracollo, continuato con le dimissione il 3 marzo e terminato con la sua scomparsa il giorno seguente.
Per la dottoressa Marano ogni elemento dell'autopsia psicologica “lascia presagire, con tasso di probabilità purtroppo prossimo alla certezza, che Sara Pedri si sia tolta la vita”. La prima udienza con l'incidente probatorio e l'ascolto di alcuni testimoni è in programma a Trento per il prossimo 7 febbraio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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