Un'equazione ci salverà dai furti in casa

Un team di ricercatori ha messo a punto un software che prevede le mosse dei criminali

Un'equazione ci salverà dai furti in casa

Se state leggendo questo articolo mentre vi trovate fuori città per le vacanze di Natale, o siete in procinto di partire per la settimana bianca, una telefonata ai vicini di casa per chiedergli di tenere sott'occhio la situazione potrebbe servire a scacciare l'incubo di una «visita» sgradita. Ma siamo sicuri che basti, contro i professionisti del furto? Perché è da ottobre a gennaio, con un picco dopo Capodanno, e non a Ferragosto come si è soliti pensare, che i ladri entrano più di frequente in azione. Mettono a segno i colpi specie durante il weekend o nei giorni prefestivi, tra le 8 e le 10 del mattino e di sera tra le 17 e le 20; la probabilità di essere derubati, poi, aumenta in maniera esponenziale nelle regioni del Nord e nei comuni medio-grandi (dai 100mila abitanti in su). Non serve la sfera di cristallo: lo raccontano i dati custoditi negli archivi di prefetture, questure, caserme dei carabinieri e comandi di polizia locale. Prodigi delle memorie informatiche. Matematica, statistica, sociologia, criminologia sono invece le discipline che concorrono a disegnare mappe del rischio utili a tracciare strategie mirate di prevenzione. È quello che hanno fatto il centro di ricerca Transcrime dell'Università Cattolica di Milano e dell'Università di Trento. Scoprendo che in Italia questo reato si concentra nello spazio e nel tempo; che il rischio di esserne vittime non è sempre uguale, può variare a seconda dell'area geografica, delle dimensioni del quartiere, dei momenti dell'anno, della settimana e persino della giornata; che c'è un effetto «contagio» tra gli edifici già svaligiati e quelli immediatamente contigui. Sapere non soltanto se, ma anche quando e dove si verificheranno i furti in futuro, arrivando a prevedere con esattezza fino a un assalto su due, oggi è possibile e significa concedersi un bel vantaggio nella lotta alla criminalità. Abbiate fede in formule ed algoritmi: un'equazione ci salverà dai «topi d'appartamento». Sempre che le autorità che devono difenderci vogliano giocare d'anticipo anziché arrivare troppo tardi e trovarsi a rincorrere i banditi.

A partire dal 2008, e non è un caso che l'intervallo di tempo coincida con l'inizio della crisi economica, i furti nelle proprietà private sono aumentati in tutta Europa. Il +61 per cento attribuito all'Italia è però un record assoluto. Anche gli ultimi numeri col timbro del Viminale fotografano l'escalation. Se è vero che i reati nel loro complesso nel 2014 sono calati (-2,74%), al contrario i furti sono ancora in aumento (+1,19%) e costituiscono ormai oltre la metà delle denunce dei cittadini. Nello specifico, la voce «furti in abitazione» è passata dai 251.422 episodi denunciati nel 2013 ai 255.886 dello scorso anno (+1,78%), pur con profonde differenze nel «tasso di vulnerabilità» tra provincia e provincia. Ravenna, Asti, Torino, Pavia e Lucca sono nella top five delle città sotto assedio,mentre a Crotone, Potenza, Oristano, Napoli e Matera ci si sente - si fa per dire - più al sicuro. In generale, quindi, nel nostro Paese si mettono a segno 701 furti al giorno. Significherebbe uno ogni due minuti. «Ma questa è un'equazione sbagliata, semplicistica. Con il nostro studio facciamo un passo in avanti, elaborando un modello predittivo per il futuro - spiega Marco Dugato, docente di Metodi e tecniche della ricerca criminologica alla Cattolica di Milano, del team di ricercatori Transcrime coordinati dal professor Ernesto U. Savona.

LE CITTÀ AI RAGGI X

«Sotto la lente ci sono tre città: Milano, Roma e Bari». Dugato mostra cartine e numeri: «Sono stati identificati ben tredici fattori di rischio per i furti in abitazione e diversi fattori protettivi. Conoscere dove questi si concentrano, ed isolare quelli realmente influenti, permette di prevedere dove e quando i reati possono avvenire». Ed ecco che cosa è emerso: «Un'alta densità di furti nell'anno precedente è molto utile per aspettarsene altri in futuro, così come l'alta densità abitativa è un fattore rilevante. Contrariamente a quanto si crede, non sono le case isolate ad essere a maggior rischio nelle grandi città». Anche gli alti valori immobiliari al metro quadrato, nelle aeree più ricche dei centri storici o delle zone residenziali, attraggono molto i ladri perché assicurano loro una migliore aspettativa di guadagno.

Ma non tutte le «variabili» pesano ovunque allo stesso modo. «A Roma i furti sono associati a un'alta presenza di residenti over 70, probabilmente più soggetti a furti con truffe e raggiri», racconta Dugato. «A Milano e Bari, invece, i furti si sono registrati con più frequenza nelle vicinanze di negozi Compro oro, secondo i criminali un primo punto d'appoggio per tentare di rivendere al più presto la refurtiva. Abbiamo notato che i quartieri più a rischio di effrazioni e scassinamenti sono quelli in cui prevalgono case popolari abbandonate al degrado o situazioni di vario disagio sociale». Un po' a sorpresa, la presenza di campi nomadi non sarebbe di per sé influente per predire i furti in quella stessa zona. Il passo successivo è stato suddividere il territorio delle tre città in aeree più circoscritte e in base ai fattori di rischio. Per Milano, Roma e Bari sono state create delle «mappe previsionali» generali e specifiche (quartiere per quartiere, su diversi giorni della settimana e in orari diversi), confrontate poi con i furti realmente avvenuti nel corso del 2014. Quale è stato il verdetto finale, alla prova dei fatti? Dugato riassume: «A Milano abbiamo predetto quasi il 30% sul totale dei furti; a Bari ne abbiamo indovinati il 41,6% e a Roma il 47,1% dei furti era, per così dire, annunciato. Il modello funziona. E può essere esteso a qualsiasi città, compresi i centri più piccoli».

I primi risultati dello studio, realizzato in collaborazione con il Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell'Interno, erano pronti ad aprile scorso. A parte la curiosità iniziale di qualche prefetto, però, a otto mesi di distanza nessun amministratore si è fatto avanti per realizzare nel proprio Comune delle mappe di rischio così da prevedere i furti, investendo nella prevenzione dei reati anziché nella ben più onerosa opera di repressione. Insomma, mentre molti italiani non chiudono occhio per la paura, la maggior parte dei sindaci sembra continuare a dormire sonni tranquilli. Eppure i ricercatori sono convinti: le amministrazioni locali dovrebbero partire da queste informazioni per proteggere le aree più a rischio ed attuare politiche sociali e di sicurezza su misura. All'estero si fa già: il «predictive policing» in un quartiere di Manchester ha portato a una riduzione del 27% dei furti in un anno, con un risparmio del danno stimato di un milione di sterline.

GUARDIE E LADRI

Negli Stati Uniti si è dimostrato che programmi di controllo del vicinato («neighborhood watch») possono far calare i comportamenti criminali di un ulteriore 26%. Buone pratiche ancora lunari in Italia, dove forse i primi cittadini temono l'etichetta di «sceriffi» e costi di applicazione elevati, quando invece con poche decine di migliaia di euro e alcuni software freeware, cioè gratuiti, sarebbe possibile rendere più sicuri interi capoluoghi.

Anche le forze dell'ordine potrebbero tenere presenti le indicazioni dei ricercatori nell'opera di presidio e pattugliamento di strade e quartieri. Maria Cristina Lomartire, dirigente della centrale operativa della Polizia di Stato presso la questura di Milano, puntualizza: «Mappe geolocalizzate di questo tipo confermano quanto già sappiamo grazie alla nostra attività d'intervento sette giorni su sette, 24 ore su 24. A Milano non esiste un'emergenza furti in abitazione: sono un fenomeno costante nel tempo, che ha dei picchi fisiologici in determinati periodi dell'anno, ma su cui l'attenzione resta sempre massima. Quello che è cambiato, semmai - spiega - è la tipologia dei bottini. Se prima i delinquenti puntavano soprattutto a denaro contante e a oggetti preziosi, oggi anche gli smarthpone o altri strumenti tecnologici costituiscono una refurtiva appetibile». In questi anni in cui è cambiato probabilmente l'indice di sicurezza «percepita» più che quella reale, anche il ruolo dei cittadini deve trasformarsi da passivo ad attivo.

«Devono essere i primi attori della sicurezza con il loro comportamento - aggiunge Lomartire -: dal dotarsi di efficaci misure anti-intrusione, tra cui un impianto d'allarme collegato con le forze dell'ordine, fino all'adottare semplici accorgimenti che rendano più vivibile e sicuro l'ambiente quotidiano. A volte per scoraggiare i malintenzionati basta un po' di luce in più o un'insegna illuminata davanti al portone di casa». Perché la formula vincente, spesso, è semplicemente quella del buon senso.

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