Non c'è bisogno di presentare Luca Zaia, mitico governatore del Veneto, leghista, padre della riforma dell'autonomia differenziata. L'altro giorno la Consulta ha vietato il referendum abrogativo e dunque la riforma va avanti.
Contento?
«Mi diceva mio padre, quando ero bambino: il tempo è galantuomo. E poi diceva: male non fare paura a non avere. E il tempo è stato galantuomo perché la Corte costituzionale con molta autorevolezza ha detto che questo referendum non s'ha da fare. E penso anche che la Corte costituzionale, nel combinato disposto della sentenza di dicembre insieme a questa di due giorni fa, affermi molte cose: che la nostra riforma è costituzionale, che l'autonomia non mina l'unità nazionale, che l'autonomia è un processo che deve essere realizzato. A tal punto crede in questo processo che addirittura ha proposto dei correttivi alla legge che non sono controproducenti per l'autonomia».
Chi ha vinto e chi ha perso?
«In Italia non c'è mai qualcuno che perde: vincono tutti sempre. Io L'ho raccontato nel mio libro (Autonomia, la rivoluzione necessaria edito da Marsilio) da dove siamo partiti a dove vogliamo arrivare. Come mi rispondono? Con fake news e false informazioni. Centinaia. Lei lo sa, per esempio, che il presidente Napolitano, ex Pci, quando gli chiesero che cosa pensasse di quello che stavo facendo in Veneto, nel 2014, rispose che l'autonomia è una vera assunzione di responsabilità».
Perché assunzione di responsabilità?
«Penso che un paese che ha 3000 miliardi di debito pubblico, che ha i ragazzi con il destino segnato in base a dove nascono, e dove c'è gente costretta a fare le valigie per curarsi fuori regione, dovrebbe capire che questo modello di Stato centralista ha fallito. Questi che sono contro l'autonomia sono dei nostalgici, sono a favore dello status quo che alimenta diseguaglianze. Chi è contro l'autonomia da oggi è contro la Costituzione».
Pensa che le nuove regole con l'autonomia avvicineranno lo Stato ai cittadini?
«L'autonomia farà proprio questo, cosa che hanno già fatto altri paesi in tempi non sospetti. Paesi che tra l'altro noi ammiriamo, come gli Stati Uniti, la Germania, la Spagna piuttosto che l'Australia, la Gran Bretagna dove il tema della devolution è un tema concreto».
Questa autonomia indebolirà il sud?
«Se l'Italia va a due velocità è per colpa del centralismo e non certo dell'autonomia. La disuguaglianza in questo paese è figlia di un modello che ha fallito. Questi signori che dicono così sono per l'equa distribuzione del malessere, noi siamo per l'equa distribuzione del benessere».
Dicono che voi diate per perso il Sud?
«Esiste in questa Italia a due velocità una questione meridionale che è molto grave: è moralmente irrinunciabile l'impegno per risolverla. Ma è anche vero che esiste una questione settentrionale. Il Nord è la parte del paese che produce di più, e per pagare i servizi ai cittadini da nord a sud dobbiamo continuare a farla produrre. Nord e Sud sono legati insieme come gemelli siamesi. Finiamola con il dualismo e la contrapposizione».
Questa sentenza compatta ancora di più la maggioranza?
«Chiaramente oggi abbiamo un governo che è più tranquillo rispetto alla costituzionalità dell'autonomia, e io spero vivamente che si possa scrivere una volta per tutte nero su bianco che l'autonomia non è la secessione per ricchi, non è l'assalto alla diligenza, non è minare l'unità nazionale ma è un progetto per i cittadini».
La sinistra si oppone
«Se oggi abbiamo questa opportunità dobbiamo ringraziare la sinistra che ha modificato il titolo quinto della Costituzione. E se la sinistra ha fatto la modifica del titolo quinto dobbiamo ringraziare Umberto Bossi che lanciò la provocazione della secessione, e costrinse
la sinistra a correre ai ripari. Racconto nel mio libro un aneddoto che spiega molte cose. È l'aneddoto di Lino Toffolo che dice che a un certo punto le mogli dei nascenti imprenditori per dimostrare il loro status si fanno comprare le pellicce dai mariti. A quel punto le mogli degli operai nutrono da una parte invidia dall'altra ammirazione e fanno lavorare i mariti affinché gli possano comprare le pellicce. A quel punto, quando le mogli degli imprenditori vedono che le mogli degli operai hanno le pellicce diventano animaliste. Capisce cosa voglio dire? Quando il popolo - perché noi siamo il popolo - si appropria del progetto federalista, l'intellighenzia diventa centralista. Così è successo alla sinistra».
Secondo lei la destra non rischia di perdere consensi al sud?
«No, perché dimostreremo con i fatti che è la via di uscita e di salvezza per il sud. Il sud ha una foresta che cresce di gente perbene che oggi non ha voce».
L'autonomia è stata una grande battaglia della Lega?
«Sicuramente sì. Ma oggi non ci interessa mettere il cappello. Mettiamo questa grande occasione a disposizione di tutti».
Lo stato di salute della Lega?
«Ho vissuto periodi migliori e vissuto periodi peggiori sul piano del consensi. Ho visto anche una Lega ridotta al lumicino. I primi anni di governo Meloni sono stati di grande investimento da parte nostra e sono convinto che la nostra spinta identitaria e i nostri progetti ci porteranno nuovi consensi».
Piena fiducia nel segretario?
«Il segretario è il segretario, ha il mandato ad agire da parte di tutti».
Cosa ha pensato del discorso di Trump? Un discorso leghista?
«I discorsi che si fanno in pubblico poi devono avere una declinazione di governo. Dopodiché Trump ha fatto un discorso da repubblicano che rappresenta la parte destra del paese. Ha fatto un discorso di destra».
S'è riconosciuto nel discorso?
«Ci sono battaglie giustissime. Io dissi: prima il Veneto. Lui ha detto Prima l'America. Beh, cosa volete che dica il presidente degli Stati uniti? Che dica prima la Cina?».
Secondo lei l'economia italiana guadagnerà o perderà dal trumpismo?
«Meloni sta facendo un ottimo lavoro. L'Italia è l'unico paese europeo del G7 Trump-friendly. Quindi l'Italia deve diventare la loro porta di ingresso in Europa. Perciò l'Italia ci guadagnerà».
Ultima domanda sul terzo mandato. Su, mi dica qualcosa
«Quello che dovevo dire l'ho già detto. Ad oggi, con le leggi di oggi, si vota ad ottobre e aspettiamo la sentenza della corte sulla Campania. Quella sentenza può cambiare tante cose».
Le dispiacerebbe non proseguire il suo lavoro di Presidente del Veneto?
«Credo che dispiacerebbe ai veneti. Fate un giro per le strade e provate a chiedere ad uno ad uno ai cittadini cosa ne pensino. Credo sia la migliore risposta».
Cederete voi o la Meloni?
«Non vincerà e non perderà nessuno: siamo buoni compagni di viaggio».
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