È curioso. Il giorno dell'insediamento di Donald Trump, la cosa che ha colpito di più - ed è indicativo di questi tempi - non sono stati i tanti proclami veri, ma l'unico gesto falso. Il braccio teso di Elon Musk. Poco dopo che l'indiano dei Village People aveva fatto in mondovisione un doppio saluto romano, con la destra e la sinistra, Elon Musk buon ultimo dopo i vari Barack Obama, Hillary Clinton, persino Kamala Harris e praticamente tutti i politici che nella storia del mondo hanno salutato i loro fan da un palco ha alzato il braccio verso la folla dando il buongiorno, e speriamo lo sia davvero, a una nuova era.
Nonostante le proteste indignate degli italiani antifascisti, gli americani che non sono né «fascisti» né «anti», al limite democratici o repubblicani ci hanno spiegato, nell'ordine: che non è un saluto romano ma un cuore lanciato a chi ascolta, «My heart goes out to you»; che, autistico o meno, è un tipico modo di fare di Musk, la cui unica dittatura, semmai, è quella del dollaro; e che un braccio teso non significa un endorsement al fascismo così come un pugno chiuso non lo è al comunismo. Eppure...
A pensarci, però, è un vero peccato che quello di Musk non sia un saluto fascista.
Alzato al cielo poco dopo la promessa di Trump - «Pianteremo la bandiera americana sul pianeta Marte» - sarebbe stata la prima volta che si realizzava un sogno della sinistra. Vedere, davvero, Fascisti su Marte. E invece sono soltanto loro che si fanno il solito film.
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