Unioni Civili, scende in campo la Cei: verso un nuovo Family Day

Ieri le dure parole di Bagnasco, contrario a "soluzioni similari" alla famiglia. E oggi arrivano le prime voci ufficiose su nuovo Family Day previsto per il 30 gennaio, stavolta con l'appoggio dei vescovi come fu nel 2007

Unioni Civili, scende in campo la Cei: verso un nuovo Family Day

È iniziato il conto alla rovescia verso il 26 gennaio, data in cui il ddl Cirinnà sulle unioni civili sarà all’esame del Senato. E dal Pd ancora non emerge una chiara indicazione di voto per i senatori del partito. Anche i Dem infatti, si dividono sul nodo della stepchild adoption. Un punto del ddl che rischia inoltre, se non di far saltare gli accordi di governo, di provocare una frattura all’interno della maggioranza.

La direzione del PD comunque sembra orientata a non calcare la mano. Insomma, un indicazione di voto forse ci sarà, e nella direzione nazionale del 18 gennaio si parlerà di questo tema, ma, per non esacerbare le divisioni interne, sembra che i senatori Pd saranno infine invitati a votare secondo coscienza. E a palazzo Madama si stima che, se non si raggiungesse un accordo per mettere dei paletti all’articolo 5 del testo del ddl, in modo da limitare quanto più possibile qualsiasi assist alla legittimazione de facto della pratica dell’utero in affitto in Italia, sarebbero circa 27 su 112 i senatori del Pd che voterebbero contro il ddl.

Per evitare la frattura con il Ncd, inoltre, alcuni senatori Pd stanno tentando una mediazione sull’art.5 proponendo la soluzione dell’affido rafforzato, al posto dell’adozione. Qui, secondo i senatori dissidenti, starebbe la differenza con il matrimonio. Alfano intanto non minaccia crisi di governo, ma rilancia l’ipotesi di un referendum abrogativo nel caso in cui il ddl dovesse essere approvato senza il raggiungimento di un’intesa con i centristi sul nodo dell’adozione, come pure un intervento sulla legge 40 che disciplina la procreazione assistita.

Ma un’approvazione del testo senza modifiche all’articolo 5 sembra pure probabile, e quindi ieri a scendere in campo sono stati i vescovi, con il presidente della CEI, il cardinal Angelo Bagnasco, che, con parole che lasciano poco spazio all’interpretazione, ha pronunciato il suo “no” all’approvazione di questo ddl. "Nessun'altra istituzione deve assolutamente oscurare la realtà della famiglia con delle situazioni similari", ha detto, infatti, il cardinale attaccando chiaramente il governo. Ma non solo. Da ieri, scrive Tommaso Labate sul Corriere della Sera, le voci dell’associazionismo pro-family su una nuova grande manifestazione contro le unioni civili sembrano essersi concretizzate in un’operazione che sfocerà in un nuovo Family Day, previsto ufficiosamente per il prossimo 30 gennaio. Che stavolta, a differenza della grande manifestazione di piazza San Giovanni dello scorso 20 giugno, avrà anche la benedizione proprio dei vescovi italiani, come fu per il Family day del 2007, quando alla guida della Conferenza Episcopale c’era il cardinal Ruini, e quando la stessa piazza, che alla fine fu ascoltata dall’allora governo, riuscì a bloccare il cammino dei Dico in Parlamento.

Intanto anche i vari comitati e associazioni confermano che un nuovo grande appuntamento di piazza è sempre più vicino. “Il Palazzo non potrà che ascoltare il grido del Paese, un grido da lanciare "prima che la ferita mortale sia inferta, perché gridare dopo è stupido"” scrive sul suo profilo Facebook Mario Adinolfi, uno degli organizzatori del Family Day di giugno. Il cammino del ddl sulle unioni civili diviene quindi, giorno dopo giorno, sempre più tortuoso. Anche perché la relatrice del ddl, Monica Cirinnà non sembra disposta a fare passi indietro dalle sue posizioni. In un’intervista su Repubblica, contestando le dichiarazioni di Alfano che aveva proposto il carcere per chi ricorre all’utero in affitto in Italia, la senatrice aveva al contrario ribattuto: “l'utero in affitto è previsto in diversi contesti. Tra questi, anche negli Stati Uniti, in Canada, mica in Paesi canaglia? Parliamo di nostri partner internazionali, insomma. Come facciamo a interferire con quelle legislazioni?".

L’esito rimane quindi tutt’altro che scontato, con quasi tutte le forze politiche che siedono in Parlamento che rimangono fortemente divise al loro interno e la maggioranza che rischia di scricchiolare su una questione “talmente divisiva”, come l’ha definita presidente dei senatori di Area popolare Ncd-Udc, Renato Schifani, che il governo, sempre secondo il senatore dell’Ncd, sta invece tentando di risolvere

politicizzando il dibattito e cercando maggioranze alternative per l’approvazione del Ddl, puntando sui voti del M5S. La discesa in campo della Cei ora però, rischia di cambiare di nuovo le carte in tavola.

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