A tenere banco in questi ultimi giorni sono i casi di vaiolo delle scimmie registrati prima in Regno Unito e poi anche in Italia (dieci casi). Come abbiamo visto sul Giornale.it, non c'è alcun allarme in corso ma solo da prestare attenzione a quello che accade intorno a noi. Più che altro, quello che ci interessa sapere è se esiste già una cura contro questo virus o meno. La risposta è comunquenpositiva: la cura ad hoc non c'è ancora ma esistono almeno due antivirali che funzionano come dimostra quanto accaduto in passato.
Ecco gli antivirali
Quanto accaduto in Gran Bretagna tra il 2018 e 2021 ha fatto scuola perché, dopo rarissimi casi di malattia trasmessa da uomo a uomo al di fuori del contesto africano, i pazienti infettati sono stati trattati con Brincidofovir e Tecovirimat, due antivirali che hanno dato esiti diversi. Nel primo caso non c'era stata una risposta del tutto positiva, il secondo aveva invece dimezzato il periodo della malattia e dei sintomi risultato un alleato vincente. Lo studio su questi antivirali è appena stato pubblicato su una delle riviste più prestigiose, The Lancet. Come scive l'Ema (Agenzia Europea per il farmaco), "Tecovirimat SIGA è un medicinale per il trattamento del vaiolo, del vaiolo delle scimmie e del vaiolo bovino, tre infezioni causate da virus appartenenti alla stessa famiglia (orthopoxvirus)". Viene anche utilizzato per trattare le complicazioni che possono verificarsi in seguito alla vaccinazione contro il vaiolo. "Tecovirimat SIGA è usato negli adulti e nei bambini che pesano almeno 13 kg".
"Basso rischio per la salute"
Mentre si studiano le cause che hanno causato i pochissimi casi a Londra e Roma, "il nostro studio offre una delle prime indicazioni nell'uso di antivirali per trattare la malattia negli umani", spiega a Repubblica il Dott Hugh Adler, autore dello studio e impiegato al Liverpool University Hospital. "Storicamente, almeno finora, questa malattia non si è mai trasmessa in modo efficiente da persona a persona e in generale il rischio per la salute pubblica rimane basso". I sette paziente inglesi sono già guariti e uno di loro è stato curato proprio con il Tecovirimat, in passato utilizzato anche contro la variacella.
"Bene ma non basta"
"Questo studio è un primo segnale che dimostra l'efficacia del farmaco, ma non basta"- afferma al quotidiano Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell'Istituto ortopedico Galeazzi di Milano, il quale sottilinea che la cura non c'è e l'infezione si può contrastare "con una terapia antinfiammatoria di sostegno, oltre che con gli antivirali. Di solito la malattia ha un buon decorso". Nell'85% dei casi, poi, chi è stato vaccinato in passato è protetto da quanto accasde ultimamente. Insomma, attenzione sì panico no: la certezza che possa trasmettersi con le particelle di saliva, droplets, come funziona per il Covid non c'è mentre "il rapporto sessuale rende la trasmissione estremamente efficace, così come tutti i contatti stretti".
"Non serve quarantena"
"Bisogna superare il concetto di quarantena, per il vaiolo delle scimmie non serve. La quarantena" in questo caso "è inutile. Deve essere isolato solamente chi è malato: bisogna andare avanti con l'innovazione, la nostra sanità deve essere capace di andare avanti, altrimenti è il Medioevo", ha affermato il direttore generale dello Spallanzani, Francesco Vaia, che ha avuto in cura i sei casi romani in via di guarigione. Così come non serve la quarantena, non deve esserci neanche la psicosi da vaccino perchè si tratta di un fenomeno "contenuto e di lieve entità. La letalità è veramente bassa e legata a problemi principalmente immunitari, come avviene però anche con altre malattie, compresa l'influenza", aggiunge, sottolineando come al momento non ci sono decessi. "Detto questo, bene fa il ministero a muoversi per tempo".
"Si risolve in 1-2 settimane"
L'Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato una nota in cui spiega come si diffonde e i sintomi del vaiolo delle scimmie: "si trasmette dall'animale all'uomo attraverso la saliva ed altri fluidi dell'animale o il contatto diretto con l'animale".
La sintomatologia più comune riguarda febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi gonfi, stanchezza e "manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste", aggiunge l'Iss. La cosa più importante, comunque, è la malattia si risolve "spontaneamente in 1-2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche: possono venir somministrati degli antivirali quando necessario".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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