Valeria Solesin è morta tra le braccia del fidanzato

Lo straziante racconto dei testimoni: "Si fingevano morti, così l'hanno colpita". Aperta la camera ardente, martedì i funerali

Valeria Solesin è morta tra le braccia del fidanzato

Valeria Solesin sarebbe morta tra le braccia del fidanzato Andrea Ravagnani, che era disteso a terra fingendosi morto nel Bataclan preso d'assedio dai terroristi.

Una ricostruzione diversa da quella dei primi momenti, secondo cui la ragazza, che era nel locale con il fidanzato, la sorella di lui e un altro ragazzo, avrebber perso i suoi amici nella fuga. "Non troviamo Valeria", avrebbe scritto Andrea ai genitori della giovane. Ma ora gli altri due, Chiara Ravagnani il suo fidanzato Stefano Peretti, avrebbero raccontato alla procura di Venezia che la Solesin si finta morta insieme al suo fidanzato.

I due si sarebbero stesi a terra, lei sopra di lui. Ma i killer non si sarebbero fermati davanti a quelli che sembravano due cadaveri e hanno sparato. Uno o due colpi, dice l'autopsia, partiti dall'alto verso il basso. Un solo proiettile di kalashikov quello fatale: le ha devastato parte del volto e l'ha fatta morire per dissanguamento. Lentamente e tra le braccia di Andrea. Secondo la Tribuna di Treviso, il jihadista che l'ha colpita era sul uno dei palchi all'interno del teatro e mirava agli spettatori in platea.

Intanto il corpo di Valeria è tornato in Italia. Dopo un breve esame legale, è stata aperta questa mattina la camera ardente nel Comune di Venezia in attesa dei funerali laici che si svolgeranno il 24 novembre a piazza San Marco e a cui potranno partecipare - per volontà della famiglia Solesin - le persone di ogni credo religioso. A decine dalle 10 di stamattina si stanno recando nella sala di Ca' Farsetti per darle l'ultimo saluto.

"È un dolore dell'Europa che non è riuscita, per il momento, a dare una posizione politica chiara su questi avvenimenti", si sfoga il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, "Oggi noi piangiamo una ragazza che non è riuscita a trovare il suo lavoro. E io continuo a dire che Venezia deve essere aiutata, devono essere aiutati i veneziani, i giovani che non trovano lavoro. C'è necessità di un rilancio che deve avere la nostra economia.

Non dobbiamo soltanto soffermarci sull'atto violento di terrore che è successo, ma dobbiamo immaginare la risposta, sociale, umana, di volontariato dove qualcuno fa qualcosa per la città, per la comunità. Credo che da questi episodi si possano fare delle riflessioni per poter costruire l'Europa politica e io continuo a dire che forse lo possiamo fare da Venezia".

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