Vaticano, arriva la mostra "clerical pop" di Warhol

Il Vaticano, nel 2019, ospiterà una mostra di Andy Wahrol. Puntuali le critiche dei tradizionalisti: "Buffonata e autodistruzione della Chiesa"

La pubblicità della mostra presa dal sito del Giornale dell'Arte
La pubblicità della mostra presa dal sito del Giornale dell'Arte

Il Vaticano, nel corso del 2019, ospiterà una mostra di Andy Warhol. L'iniziativa è stata anticipata da un manifesto intitolato "Papa Pop". Come sempre accade in circostanze simili a questa, sono arrivate puntuali le critiche da parte del mondo tradizionalista. La presenza di un certo tipo di sperimentazione artistica all'interno del Braccio di Carlo Magno, insomma, non rappresenta una scelta condivisa da tutti. L'arte - dicono alcuni commentatori oltranzisti - è un mezzo di diffusione e trasmissione della fede.

"Realtà o buffonata? Certamente è l’autodistruzione della Chiesa, già annunciata 50 anni fa da Paolo VI, il 7 dicembre del “mitico” 1968, un’autodistruzione che si è sviluppata sempre più, fino ad arrivare allo scenario attuale del Pontificato di Francesco. Il suicidio della Chiesa umana viene meticolosamente perpetrata a 360", ha scritto Cristina Siccardi sull'agenzia Corrispondenza Romana. La serie di Wharol, che pare destinata a far discutere, è ispirata all'ultima cena di Leonardo. E le rimostranze, ancora una volta, sono indirizzate nei confronti di Papa Bergoglio.

L'artista americano verrà quindi "onorato" con una mostra in Vaticano. L'inventore della Pop art, che è scomparso nel 1987 in seguito ad un intervento chirurgico, ha incontrato Giovanni Paolo II il due aprile del 1980. Pare che poco prima, durante una visita nella galleria di Lucio Amelio, a Napoli, Warhol avesse insistito molto per conoscere il pontefice polacco. Warhol, da alcuni, è considerato un "artista religioso". "Siamo molto interessati ad esplorare il lato spirituale di Andy Warhol - ha sottolineato Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani - Per noi - ha aggiunto - è importante dialogare con l’arte contemporanea. Viviamo in un mondo di immagini e la Chiesa deve farne parte".

I musei vaticani stanno definendo gli aspetti formali con l’Andy Warhol Museum di Pittsburgh. La stessa esposizione dovrebbe essere visitabile tanto a Roma quanto, subito dopo l'esposizione vaticana, negli Stati Uniti. L'artista, com'è noto, è figlio di di immigrati slovacchi, che sono stati "membri attivi" della Slovak Byzantine Catholic Church. Lo stesso pittore americano ha dichiarato più volte, nel corso della sua vita, di essere un fervente devoto. Ai tradizionalisti cattolici, però, la devozione non basta.

Lo spirito pubblicitario e l'appartenenza di Wahrol agli ambienti d'ispirazione radicale sono state contestate: "Guardando questi prodotti - ha scritto sempre la Siccardi - ci si accorge subito dell’irriverenza per la commistione fra sacro e profano, fra arte che è vera arte e design commerciale. Siamo di fronte ad un enorme presa in giro: buffonate tecnicamente studiate per rapire l’attenzione del mondo e incanalare tale attenzione nella drammatica conseguenza: irridere e violentare l’Ultima cena non solo realizzata da Leonardo, ma quella vissuta da Cristo e dai suoi Apostoli". Warhol, insomma, sarebbe responsabile di aver contribuito a desacralizzare l'immagine e la storia di Gesù Cristo.

In particolare, al principale esponente della Pop art viene attribuito l'intento di ridurre l'Ultima cena di Leonardo a un "clichè" d'arte contemporanea. La cultura del "non scarto" promossa da Papa Francesco, in definitiva, arriverebbe ad abbracciare anche l'arte pubblicitaria.

L'approccio del pontefice alla sacralità artistica era già stata criticata per via del sodalizio tra Bergoglio e l'argentino Alejando Marmo: per i critici dell'operato di Francesco, Marmo legherebbe la sua arte a soggetti sacri, ma in modo dissacrante.

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