Il Vaticano era a conoscenza di una telefonata fatta la sera della scomparsa? A sentire il fratello di Emanuela sembrerebbe di sì. "Non possiamo rinunciare a cercare la verità, la verità e la giustizia sono un diritto che nessuno potrà mai toglierci", "il Papa ci aiuti, lui può chiudere questa storia". Ha esordito così, come si legge su l'Ansa, Pietro Orlandi, durante un sit - in organizzato qualche giorno fa in memoria della ragazza scomparsa ormai da trentacinque anni.
Tra i virgolettati riportati potrebbe nascondersi una novità di rilievo: "Abbiamo fatto denuncia di scomparsa in Vaticano l'anno scorso a novembre - ha aggiunto Pietro - e insieme abbiamo chiesto risposte a tutte le incongruenze che ci sono state in questi anni rispetto alle indagini, dalle telefonate che sono state fatte in Vaticano che non avevano mai messo a disposizione degli inquirenti, all'ultimo fatto di cui siamo venuti a conoscenza ieri". Questo "ultimo fatto" riguarderebbe, come accennato, una possibile comunicazione tra un anonimo e la Santa Sede. Una telefonata attraverso cui sarebbe stato recapitato questo messaggio: Emanuela è stata rapita. Questo, almeno, è quanto si legge sull'Huffington Post.
"Noi - ha raccontato il fratello della Orlandi - siamo sempre stati convinti che la prima telefonata dei rapitori fosse stata il 5 luglio, cioè dopo che Giovanni Paolo II aveva già lanciato un appello per Emanuela. Invece la prima telefonata è arrivata il giorno stesso della scomparsa di Emanuela. Emanuela è scomparsa alle 19 e 15 circa, tra le 20 e le 21 è arrivata la prima telefonata, prima al centralino poi alla sala stampa vaticana dove annunciavano il rapimento di Emanuela e dicevano di voler parlare con la segreteria di stato. Noi - ha proseguito - in quel momento neanche sapevamo che cosa fosse successo a Emanuela mentre in Vaticano già sapevano che c'era stata questa chiamata e l'hanno nascosto fino ad oggi. Mi domando - ha chiosato - perchè, questi elementi potevano essere importanti già all'epoca e questo fa capire anche perchè Giovanni Paolo II nell'appello del 3 luglio parlò subito di 'responsabili' e fece riferimento ai rapitori, perchè già avevano avuto contatti la sera stessa". Questi ultimi, quindi, ci sarebbero stati poco più di un'ora dopo la scomparsa.
La Santa Sede ha già dichiarato chiuso il caso: "Non possiamo fare altro che condividere, simpatizzare e prendere a cuore la sofferenza dei familiari.
Non so se la magistratura italiana abbia nuovi elementi, ma - aveva dichiarato, circa un anno fa, monsignor Angelo Becciu - da parte vaticana non c'è nulla da dire in più di quanto non si sia già detto". Il Vaticano, intanto, non avrebbe ancora risposto alla richiesta di accesso agli atti fatta pervenire dall'avvocato della famiglia Orlandi.
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