Il Vaticano scomunica Grillo: giù le mani da San Francesco

Scherza con i fanti, ma lascia stare i santi. Beppe Grillo marcia ad Assisi per il reddito di cittadinanza e pontifica: «Siamo noi i nuovi francescani». Pietro Parolin, cardinale e segretario di Stato non ci sta. La prima reazione è indignata: «Mamma mia!». Poi, a chi gli chiede se c'è un partito che possa paragonarsi al messaggio di San Francesco, il numero due del Vaticano spiega: «Direi di no. Io non vedo nessun partito che possa identificarsi con il messaggio di San Francesco. È un modello talmente alto che (...)

(...) sfugge sempre a qualsiasi identificazione, ma io sono contento se ci sono partiti che hanno questa attenzione verso la povertà. Questo è positivo e anche che si faccia riferimento alla figura di San Francesco, ora dire ci siamo identificati con lui. Stiamo attenti anche a non manipolare queste cose». Amen, la parola di Parolin riporta alla realtà il leader comico.

Grillo neppure indossa il saio, ma il solito giubbotto, quello delle grandi occasioni, almeno fino a quando ad Assisi non inizia a piovere. Lo indossava spesso Steve McQueen, non San Francesco. Eppure il comico sta attento ai dettagli. È un pezzo che programma, nei minimi particolari, il dialogo con la Chiesa. Per entrare nella case dei cattolici italiani aveva chiesto e ottenuto un passaggio da Avvenire, rilasciando una lunga intervista al quotidiano della conferenza episcopale italiana. «La migliore e più completa intervista fatta da Beppe», sentenziava Carlo Freccero, guru della comunicazione pentastellata. Decisamente peggio la «sparata» di Assisi. Succede, per i Cinque Stelle il momento è delicato, il passaggio è stretto ed è probabilmente anche per questo che il fondatore è scivolato. L'annuncio fatto da Silvio Berlusconi era nell'aria, l'intervista rilasciata ieri al Messaggero l'ha reso esplicito. E la cosa ha reso ancora più teso il clima tra i grillini. L'aria che tira, la possibile intesa sulla nuova legge elettorale, con un proporzionale alla tedesca rendono grigio l'umore di Grillo e dei suoi discepoli. Con il Legalicum (e pure con il Mattarellum) il gioco era più scontato: bastava arrivare al 31% per governare, ora no. Ora servirebbe un alleato e Berlusconi sembra già avere prenotato uno dei candidati più accreditati. Forza Italia cerca un nuovo Patto del Nazareno e spera che stavolta l'intesa non riservi inganni. Così sul centrodestra i giochi sembrano fatti, Grillo continua a cercare un'intesa con la Lega di Matteo Salvini. Oppure provare una nuova via, quella con quel che resta della sinistra di lotta. In qualche misura interessata ad andare a governare, per una volta, la prima volta con il Movimento Cinque Stelle.

Pippo Civati, deputato, fondatore e segretario di Possibile, ride: «Sto festeggiando». Il Nazareno bis? «Veramente il sesto scudetto della Juve, sono un brianzolo bianconero. Sul Nazareno non ho cambiato idea, ero già contrario quando stavo ancora nel Pd. Però sono convinto che questa mossa di Berlusconi sia perfetta, doveva fare uscire allo scoperto Renzi. Lo ha fatto, ora vediamo come reagirà il Pd: credo che la cosa possa piacergli, anche se ovviamente non lo diranno mai pubblicamente». C'è anche la proposta di Giuliano Pisapia, pronto a fondare un nuovo centrosinistra dopo le amministrative: «Boh, si stanno fondando tutti, io mi sono fondato due anni fa. Il discorso di Pisapia mi sembra zoppo: aspettiamo cosa dice Renzi, poi se accetta lo facciamo con lui, altrimenti solo.

Io credo, invece, che se tre forze arriveranno al 30% con un sistema proporzionale alle tedesca, questa potrebbe essere un'ottima occasione per lanciare un'assemblea costituente». Tradotto: se ci arrivano i Cinque Stelle, a sinistra c'è chi sarebbe pronto ad ascoltarli. «Noi puntiamo al 40%», insiste Luigi Di Maio, delfino a cinque stelle. Ogni uomo semplice porta in cuore un sogno.

Giampiero Timossi

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