Il vescovo sui migranti: "Bisogna dire loro che partire è un rischio"

Migrare può essere un rischio e non un'opportunità: la riflessione di monsignor Tessarolo, vescovo della diocesi di Chioggia, pare destinata a far discutere. Il presule invita l'Europa a scegliere: accogliere o respingere "senza altre ipocrisie".

Il vescovo sui migranti: "Bisogna dire loro che partire è un rischio"

Partire, a volte, è un rischio per gli stessi migranti. L'opinione di monsignor Adriano Tessarolo, almeno per ora, non ha fatto granché notizia. Forse perché quella del vescovo di Chioggia è una riflessione pacata, realista, pragmatica. Poco associabile a quello che viene chiamato "sensazionismo".

Di certo c'è che l'analisi del presule originario di Tezze sul Brenta entra con legittimità a far parte del macrodibattito sulla gestione dei fenomeni migratori che sta coinvolgendo, uno alla volta, quasi tutti gli ecclesiastici del belpaese.

Con una differenza riscontrata in poche circostanze: la voce di monsignor Tessarolo pare levarsi fuori dal coro di chi sostiene la bontà di un'accoglienza indiscriminata. Senza troppi veli d'ipocrisia, il vescovo ha preso carta e penna e ha pubblicato un commento sul sito della diocesi di cui è titolare. "A me - ha esordito il prelato riferendosi al' "infiammato dibattito sull'immigrazione" - sembra che non stia prendendo la direzione giusta".

"Dovrebbe essere chiaro - ha continuato - che accogliere significa non solo fare la prima carità, ma poi essere in grado di dare la possibilità di una vita dignitosa. E ciascuno, come si diceva una volta, 'deve fare il passo secondo la sua gamba'". Sembrerebbe palesarsi, quindi, un primo avvertimento: far sbarcare tutti senza poi avere la possibilità concreta di regolarizzare le situazioni esistenziali e lavorative delle persone può rappresentare un rischio, piuttosto che costituire una speranza di vita nuova.

"Accogliere indiscriminatamente, per poi impedire di muoversi, di circolare, di operare, di lavorare nelle condizioni umane, di metter su casa, di prospettarsi una vita normale - ha sottolineato il presule - non è una soluzione. Anzi, in simili situazioni si espongono le persone al disprezzo e all’ostilità della gente, dato che la loro condizione li espone a trovare espedienti per vivere, magari ricorrendo allo spaccio di droga, a qualche furto o rapina, a fare i venditori ambulanti di merce contraffatta, alla prostituzione, al lavoro nero e a quant’altro". I migranti non integrati, a causa delle poche opzioni presenti sul nostro territorio nazionale, potrebbero finire in cattive acque. Un fenomeno da evitare anche derogando alla tanto decanta accoglienza.

Ecco, dunque, che sembra quasi avere pù convenienza "trovare la via per far loro capire che partire è un rischio e non un’opportunità, è un’occasione per farsi ulteriormente sfruttare e schiavizzare, più che offrire loro una via di libertà e di vita migliore". "Certo - ha specificato monsignor Tessarolo - bisogna rispondere all’emergenza di ‘salvarli dalle acque’, ma poi rimane tutto il resto, che è il di più". Non si discute sul fatto che i migranti non possano essere lasciati in mare, quindi. Ma poi: "È piuttosto facile dire: 've li portiamo lì', poi arrangiatevi voi".

"Questo - ha tuonato - lo fanno già gli scafisti, dopo essersi fatti ben pagare e averli spogliati di tutto, anche della loro dignità! Accogliere - ha scandito il vescovo - significa dare loro quanto prima la possibilità di 'cominciare a vivere con dignità', insegnare loro il rispetto dell’altro e delle leggi del paese che li accoglie, dare loro la possibilità di guadagnarsi il pane con il sudore della fronte, come tutti, senza disumani sfruttamenti e in condizioni di alloggio pur modeste ma dignitose, potendo a loro volta contribuire al bene dello Stato in cui ritengono di fissare la loro dimora".

Un cambiamento del genere, però, è di competenza anche dell'Europa. "Non solo" dall'Italia, ci ha tenuto a scrivere il monsignore. Infine le domande poste a chi "fa accoglienza": "...in Italia lo fa gratuitamente? E per quanto lo si può fare? E a quali condizioni? Anche il denaro pubblico con cui si finanzia chi gestisce le accoglienze sarà sempre disponibile?".

L'uomo di Chiesa in questione, in definitiva, vorrebbe mettere i migranti al riparo dal rischio che si potrebbe correre ad approdare in un continente che "si deve assumere la responsabilità di dire: o accogliamo o respingiamo, senza altre ipocrisie".

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