Non si fermano le polemiche legate al video pubblicato da Beppe Grillo sulla vicenda che vede il figlio Ciro coinvolto in un’indagine per violenza sessuale di gruppo verso una ragazza italo-norvergese. I fatti per i quali indaga la procura risalgono alla notte del 16 luglio del 2019 e potrebbero aprire le porte del processo per Ciro Grillo assieme agli amici Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria. Le parole del fondatore del Movimento 5 Stelle continuano a fare il giro del web sollevando diverse reazioni. Fra queste vi sono quelle legate ad alcune affermazioni che riguardano aspetti meramente giuridici come i tempi legati alla denuncia dello stupro e all’avvio di un’inchiesta giudiziaria. Su il Giornale.it assieme ad Elisabetta Aldrovandi, avvocato e presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, abbiamo fatto chiarezza su alcuni elementi legati alle dinamiche giuridiche che scaturiscono nell’ambito di una denuncia per stupro.
Quali sono i termini concessi ad una vittima di violenza sessuale per sporgere denuncia?
“Dopo l’entrata in vigore della legge 69/2019, ossia dall’8 agosto 2019, i termini per presentare denuncia per il delitto di violenza sessuale è stato aumentato da sei mesi a un anno. E questo, perché è stata raccolta la proposta proveniente da più parti, tra cui anche l’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime che mi onoro di presiedere, di riconoscere maggiore tempo per denunciare a chi ritiene di avere subito un delitto così gravemente lesivo della propria intimità e devastante da un punto di vista psicologico, oltre che fisico”.
Nell’ambito della sua esperienza professionale che tempi impiegano le vittime di solito?
“Una vittima di stupro non sempre si rende conto di esserlo nell’immediatezza del fatto. Anzi, spesso si vergogna, prova un senso di colpa e addirittura si sente responsabile per il reato subito, magari perché aveva bevuto un bicchiere di troppo o indossava un abito succinto. La stessa denuncia, spesso, rappresenta una seconda violenza per la vittima, la quale si ritrova a dover ripercorrere, istante dopo istante, i momenti della violenza e dell’aggressione. Io chiamo lo stupro “omicidio dell’anima”, poiché le conseguenze che ne derivano sono gravi e difficilmente superabili, anche nel lungo periodo, coinvolgendo esse la sfera più intima e personale della vittima, quella sessuale”.
Nel momento in cui la vittima si presenta agli inquirenti per raccontare i fatti, cosa succede? Che iter si avvia a partire da quel momento?
“In quel momento viene verbalizzato il fatto nel modo più particolareggiato possibile. La denuncia viene sottoscritta dalla persona offesa e dai verbalizzanti e inviata in procura. Dopo di che, entro 72 ore da quando il Pubblico Ministero riceve la denuncia, viene attivato il cosiddetto “codice rosso”, ossia la vittima viene riascoltata per comprendere se sussiste la necessità di assumere provvedimenti limitativi della libertà della persona denunciata, anche in relazione alla pericolosità della stessa che, in parte, si può desumere dalle dichiarazioni della persona offesa.
Possiamo spiegare perché i presunti stupratori non sono stati portati subito in galera (è uno dei dubbi che avanza Grillo nel video)?
“La violenza sessuale è uno dei delitti per cui è previsto l’arresto in flagranza, il quale deve essere convalidato nelle ore successive, e in sede di convalida il giudice può determinare una misura cautelare come la detenzione in carcere. Tuttavia, nelle denunce effettuate dopo il fatto, misure di detenzione carceraria possono essere assunte solo se sussistono i presupposti di cui all’art. 274 codice di procedura penale, ossia il pericolo di fuga, di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove. Evidentemente, nel caso in esame, il giudice non ha ritenuto sussistente nessuno dei suddetti elementi, ma questo non può incidere minimamente su un eventuale successivo processo diretto a stabilire l’innocenza o la colpevolezza degli imputati o di alcuni di essi”.
Dopo la denuncia c’è un termine perentorio per il possibile avvio di un processo? Perché dalla denuncia del 2019 si sta parlando solo adesso di un possibile rinvio a giudizio dei ragazzi?
“Le indagini preliminari hanno una durata massima di diciotto mesi, tranne che per reati come omicidio o quelli di stampo mafioso per cui si può arrivare a due anni. Tenuto conto l’anno eccezionale in tema di emergenza sanitaria che abbiamo passato e che ancora non è terminato, e che dalla fine delle indagini preliminari alla richiesta di archiviazione o rinvio a giudizio può passare altro tempo, i tempi relativi a queste indagini non mi paiono esageratamente lunghi”
L’avvocato Giulia Bongiorno a “L’aria che tira” su La7, ha detto che userà il video di Beppe Grillo come “strumento di prova a carico”. Prova dell’eufemizzazione, “cioè quella mentalità di prendere cose importanti e ridurle in briciole sminuendo la gravità del fatto”. In che modo quel video può mostrare davvero ciò?
“Sicuramente alcune frasi, legate al tentativo di destituire di peso la denuncia per il fatto di essere stata presentata otto giorni dopo il fatto, o che la ragazza, il giorno successivo, era a fare kitesurf, sembrano sintomatiche di un approccio superficiale e di scarsa conoscenza del mondo delle vittime di reati violenti. Poi, che si tratti di frasi pronunciate perché in preda al dolore e alla disperazione, può renderle comprensibili ma non giustificabili, considerato il seguito social e mediatico di colui che le ha pronunciate”.
L’avvocato Bongiorno dice che il video è stato un boomerang.
È davvero così da un punto di vista processuale?“Non sono in grado di rispondere in modo esaustivo non conoscendo le carte processuali. La collega Bongiorno è un ottimo avvocato, il suo ragionamento sarà sicuramente frutto di ragionamenti e deduzioni fondati”.
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