La sentenza del Tar del Lazio che ieri ha accolto il ricorso di alcuni medici di medicina generale e specialisti contro il ministero della Salute è solo l'ultima, in ordine temporale, grande batosta alla fallimentare gestione targata Giuseppe Conte dell'emergenza coronavirus. Negli ultimi dieci giorni, come se ancora avessimo bisogno di prove sul disastro dei giallorossi, tre nuovi elementi hanno definitivamente una pietra tombale sull'ex premier e i suoi ministri. La bocciatura della strategia adottata da Roberto Speranza sin dall'inizio della pandemia (paracetamolo e vigile attesa per curare i malati Covid a casa) arriva, infatti, dopo la rivelazione di un documento delle Dogane, che informava l'avvocato del popolo della speculazione su mascherine taroccate, e soprattutto dopo la perizia di Andrea Crisanti secondo cui i ritardi sulla zona rossa in Val Seriana avrebbero causato migliaia di morti.
All'inizio della pandemia nessun governo si è dimostrato all'altezza della situazione. Non lo sono stati nemmeno l'Unione europea e l'Organizzazione mondiale della sanità. Ma appare ormai provato che il governo Conte ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare. Si potrebbe rivangare sugli innumerevoli pasticci fatti nella gestione della primissima fase della gestione (dall'assurdo invito a non effettuare autopsie, che ha ritardato la scoperta dei trombi nei morti da Covid, al tira-e-molla sull'uso dei tamponi e delle mascherine), ma sono gli ultimi fatti di cronaca ad affossare il mito del "modello italiano" come esempio di lotta alla pandemia. La sentenza del Tar va proprio in quella direzione lì. Ieri i giudici amministrativi del Lazio hanno, infatti, annullato le linee guida dell'Aifa (fatte poi proprie dal ministero della Salute) che prevedono da una parte la "vigilante attesa" e la somministrazione di fans e paracetamolo e dall'altra vietano l'assunzione dei farmaci che i medici di medicina generale usano per curare i pazienti affetti da Covid. Per Giorgia Meloni questa è la "pietra tombale sull'operato di Speranza" a cui rinfaccia "la grande responsabilità di non aver mai voluto ascoltare le numerosissime esperienze cliniche portate dai medici di base".
Un approccio diverso alle cure non avrebbe certo fermato le successive ondate, ma è forse avrebbe aiutato ad attutire il colpo. Allo stesso modo una tempestiva chiusura della Val Seriana (come era stato fatto nel Lodigiano) avrebbe potuto riscrivere l'emergenza in quella zona. Ne è certo Crisanti che in questi giorni sta discutendo con il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani la perizia di novanta pagine (con altre 10mila di allegati) in cui mette nero su bianco tutte le "criticità" sulla mancata zona rossa e sull'applicazione del piano pandemico nazionale anticovid. Senza quelle criticità, il metodo relativo all'ipotetica progressione del virus realizzato da Stefano Merler ha ipotizzato un range tra le 2mila e 4mila vittime che si sarebbero potute evitare se il governo, più volte sollecitato in tal senso dalla Regione Lombardia, fosse intervenuto in maniera tempestiva. E dire che, quando il Pirellone chiedeva di chiudere l'intera zona, l'esecutivo aveva già inviato sul posto circa 400 effettivi tra carabinieri, polizia, guardia di finanza ed esercito. Come ricostruito nel Libro nero del coronavirus (Historica Edizioni) gli uomini in divisa rimasero in hotel per tre giorni per poi essere fatti rientrare l'8 marzo. Come mai? Chi decise di annullare l'operazione per blindare Nembro e Alzano? Il Viminale guidato da Luciana Lamorgese potrebbe fare chiarezza a riguardo ma nei giorni scorsi ha preferito non parlare.
C'è infine un ultimo grande mistero che aleggia sulla primissima gestione dell'emergenza coronavirus e riguarda l'acquisto delle mascherine. Un'inchiesta di Report ha infatti rivelato l'esistenza di un dossier con cui le Dogane avevano acceso un faro sulle mascherine farlocche (soprattutto quelle in arrivo dalla Cina). Dossier che era stato inviato direttamente al governo, forse però ignorato, e che adesso è sulla scrivania della procura di Roma. Ennesima macchia su una gestione pandemica d'inizio epidemia tutt'altro che impeccabile.
Una gestione fatta di piani pandemici segreti, verbali della task force tenuti riservati, report Oms stranamente fatti sparire dai siti internet, strategie sbagliate sull'acquisto dei vaccini e ministri della Salute che scrivono libri sul "perché guariremo" poco prima della nuova tragica ondata. "Il mondo ce lo riconosce: il modello italiano funziona", titolava il Blog delle Stelle a fine settembre 2020. Si erano sbagliati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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