
Gentile direttore Feltri,
ho letto con attenzione il suo pezzo pubblicato ieri su questo giornale e desidero condividere alcune riflessioni.
La vicenda di Seminara, un paesino di poco più di 2mila anime in provincia di Reggio Calabria, ha sconvolto l'opinione pubblica. Una violenza così atroce perpetrata per anni nei confronti di due adolescenti, i lunghi silenzi, il dolore delle famiglie, la forza di denunciare e di ribellarsi. I responsabili di questi delitti sono stati individuati e puniti, ma le vittime hanno continuato a vivere disagi e sofferenze causate dall'atteggiamento squallido e indecente di una parte della comunità di Seminara, che le accusa ingiustamente di aver infangato l'onorabilità del Paese e di «certe famiglie». Simili comportamenti - ispirati da una mentalità mafiosa, omertosa, primitiva - sono difficili da estirpare, ma noi combattiamo affinché atteggiamenti di questo tipo siano sempre più sporadici e isolati.
Qualche settimana fa ho letto un'intervista alla signora Gabriella, la madre di una delle due giovani violentate. Nelle parole di Gabriella ho percepito la paura, il disagio, il senso materno di protezione incondizionata nei confronti dei suoi figli. Pochi giorni dopo ho deciso di andare di persona a Seminara, per portare la mia personale solidarietà a questa famiglia. L'ho fatto senza avvertire nessuno, ho chiesto alla mia scorta di lasciarmi a un centinaio di metri dalla casa della signora Gabriella, e ho percorso a piedi le vie del centro del paesino, facendomi riconoscere, mostrando in modo plastico la presenza delle istituzioni.
Ho parlato a lungo con la signora Gabriella e con la sua famiglia, e ho deciso di impegnarmi immediatamente e concretamente per accogliere una sua richiesta accorata, poter andar via da Seminara, per tentare di tornare ad una parvenza di normalità.
Vede, direttore Feltri, in alcune zone della Calabria, così come in altre complicate periferie del nostro Paese, le persone perbene - che nella mia Regione sono la stragrande maggioranza - combattono, insieme allo Stato e alle istituzioni, una battaglia culturale e di civiltà contro la ndrangheta, contro la criminalità organizzata, contro chi accetta la sopraffazione e contro chi vive nell'indifferenza. Ma le guerre sono lunghe e difficili, e mentre si combatte bisogna assicurarsi di mettere al sicuro i più deboli e i più esposti, ma anche i coraggiosi che per primi decidono di ribellarsi. Giovedì scorso il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, e il presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, sono venuti a Limbadi, piccolo centro del vibonese, per l'inaugurazione di una nuova caserma dei Carabinieri nata presso una villa confiscata alla ndrangheta.
Se avessimo organizzato un simile evento qualche decennio fa avremmo trovato un paesino deserto, silenzio e ostilità - atteggiamenti che purtroppo ho riscontrato anche in questi ultimi anni in simili occasioni in qualche zona ancora ostaggio delle cosche -, l'altro giorno invece abbiamo inaugurato questa caserma con un Paese in festa, con i bambini felici che sventolavano il tricolore, con una comunità presente e consapevole che noi eravamo il bene e che altri per anni avevano imposto il male.
Lo Stato, le forze dell'ordine, la magistratura, le istituzioni, in Calabria sono in prima linea quotidianamente contro la ndrangheta, ma le rivoluzioni culturali non si esauriscono in pochi anni, serve determinazione e perseveranza, ma la direzione che da tempo abbiamo preso è, ne sono certo, quella giusta.
La Calabria è anche e soprattutto eccellenze, giovani straordinari, università in continua crescita, poli industriali e del sapere sempre più attrattivi, imprese innovative. Certamente la mafia ha fatto in alcuni casi un danno culturale enorme, ma fortunatamente la mia Regione è ben altro, è tanto altro.
Un proverbio dice, fa più rumore un albero che cade che
una foresta che cresce. Il mio auspicio è che la foresta sia presto talmente fitta e forte da attutire e annullare il male residuo che ancora persiste dentro una parte della nostra società.*presidente della Regione Calabria
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