Pronto soccorso affollati: ora Zangrillo svela la verità

Ancora una volta il primario del San Raffaele cerca di riportare la calma, riferendo dati oggettivi: "Non dobbiamo perdere la razionalità. Abbiamo tutti il dovere di dare delle informazioni corrette, non c'è in questo momento il disastro"

Pronto soccorso affollati: ora Zangrillo svela la verità

Mentre proseguono i toni allarmistici ed il governo impone una nuova stretta nonostante il crescente malcontento e la disperazione degli italiani, il dottor Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione dell'ospedale San Raffaele di Milano, continua a far sentire la propria voce, affermando ancora una volta che in questo momento non ci troviamo in alcuna emergenza sanitaria.

Intervenuto a "La Vita in diretta", programma in onda su Rai1, il medico ha risposto in questo modo a coloro che si dicono preoccupati per l'incremento delle telefonate al 118:"Noi vediamo che il 60% dei pazienti che giungono in ospedale sono pazienti che vengono dimessi entro le 10 ore successive. Quindi sono i cosiddetti codici verdi". Nessuna crisi, insomma. Molti di coloro che si recano in ospedale non si trovano affatto in gravi condizioni, un dato riferito anche dal professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano, e dal direttore dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Giuseppe Remuzzi. Attualmente ci sono cittadini che si presentano al pronto soccorso per paura, ed alcuni di questi vengono ricoverati a scopo precauzionale.

"Io ritengo che questo dato sia assultamente compresibile", ha poi proseguito Zangrillo,"perché abbiamo sempre denunciato il fatto che ci sia in qualche modo un disorientamento generale da parte delle persone, che sono molto spaventate e non hanno un punto di riferimento. Questo punto di riferimento lo trovano sicuramente in un ospedale, però in un ospedale ci sono vari livelli di cura. C'è la semplice osservazione, c'è una terapia – quando indicata – di sostegno all'ossigenazione, poi c'è una vera e propria assistenza ventilatoria non meccanica, fino alla situazione più estrema".

Zangrillo ha poi parlato dell'importanza di organizzarsi sul territorio, per quanto difficoltoso. Parole simili a quelle del professor Remuzzi, che aveva spiegato come molti pazienti affetti da Coronavirus ma in condizioni assolutamente non gravi dovrebbero essere curati a casa, e non ricoverati in una struttura ospedaliera. Zangrillo ha poi concluso il proprio intervento dicendosi molto preoccupato dalla curva dei contagi, in particolare dalla curva di persone che sono state determinate positive al Coronavirus. "Non dobbiamo perdere la razionalità", ha però affermato ancora una volta il primario del San Raffaele. "Abbiamo tutti il dovere di dare delle informazioni corrette, non c'è in questo momento il disastro. Dobbiamo tutti fare la nostra parte".

Il professor Zangrillo aveva ribadito questo importante concetto anche nel corso della giornata di ieri, quando era invece intervenuto a "L'aria che tira". "Forse la mia età non più 'verde' mi permette di avere una visione un po' più d'insieme, e quindi di cercare di raccontare la verità senza eccedere né nell'ottimismo né nel catastrofismo", aveva dichiarato, come riportato da "AdnKronos".

"Quello che osserviamo è che coloro che hanno bisogno di cure intensive sono una netta minoranza. Con questo non dico che non ci siano malati in terapia intensiva e che non vi saranno, però quella curva esponenziale che terrorizza per il momento non c'è".

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