Roma - "Le maggiori responsabilità della morte di Stefano Cucchi sono proprio dell’ospedale Sandro Pertini". L’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia del detenuto di 31 anni morto il 22 ottobre scorso, non nasconde una certa rabbia per la ricostruzione degli accadimenti fatta in ambienti ospedalieri. Il legale si riferisce soprattutto all’attribuzione a Cucchi che le fratture di due vertebre se le sarebbe procurate il 30 settembre in seguito ad una caduta.
Le accuse dei legali "A parte - spiega l'avvocato Anselmo - che agli atti processuali viene attribuito che quelle fratture se le procurò il 15 ottobre, ma sarebbe comunque il caso di smetterla con queste attribuzioni a persone che non ci sono più. Per questo chiedo anche rispetto per la famiglia". Sull’ipotesi che le due fratture potessero risalire alla fine di settembre l’avvocato Anselmo è categorico: "E' mai possibile che una persona possa sopravvivere 15 giorni con due vertebre rotte? Come si può far morire in un ospedale una persona in quel modo? Dicono che Stefano rifiutava il cibo e le bevande, mi chiedo come sia possibile che non sia stato intubato".
Domani l'audizione dei genitori Il penalista ribadisce inoltre la convinzione che il contributo fondamentale per capire le cause della morte di Cucchi potrà venire dall’audizione dei genitori dell’uomo in programma domani pomeriggio nell’ufficio del pubblico ministero Vincenzo Barba.
Sempre domani è previsto, in Procura, il conferimento dell’incarico ad altri tre medici legali di effettuare una consulenza tecnica finalizzata a stabilire le cause del decesso. I tre esperti affiancheranno il collega Dino Tancredi, già nominato nei giorni scorsi dal magistrato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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