Il mio coup-de-foudre del Vinitaly che si è svolto a Verona un mese fa è stato quest’anno decisamente quello con Bertinga, un’azienda giovane del Chianti che sta riuscendo nell’impresa non certo agevole di dire qualcosa di davvero nuovo in uno dei territori più tradizionali e storici del vino italiano.
L’azienda si trova nel quadrante Nord-Est del territorio di Gaiole in Chianti e punta tutto su tre cru: il primo, Bertinga, è appartenuto a Castello di Ama, gli altri, Adine e Vertine, sono dei gioielli. Il tutto costituisce il mosaico dei vigneti, che assommano a poco più di 20 ettari totali. Questo significa essenzialmente un rapporto diretto tra uomo e vigna, protetta da una viticoltura biologica molto rigorosa e da un approccio parcellare durante tutto il processo produttivo.
Cinque i vini prodotti. Parto dal Punta di Adine, prodotto nell’annata 2017 (tra le più siccitose che la Toscana ricordi) in 6.624 bottiglie, 164 magnum e 35 jeroboam, è un 100 per cento Sangiovese che fa 14 gradi. La raccolta avviene a mano in cassette da 10 chili e i grappoli vengono selezionati a mano. La fermentazione è svolta vasche di cemento, l’affinamento in botti di rovere austriaco da 25 ettolitri per 18 mesi, con almeno altrettanti mesi in bottiglia prima della commercializzazione. Il colore è granata, il naso esprime piccoli frutti rossi, caffè, note tostate che cedono poi il passo a una scia balsamica e mentolata, la bocca mostra tannini decisi ma eleganti, un frutto pieno, una persistenza infinita. Un grande vino.
Come del resto il Volta di Bertinga, un rimarchevole Merlot chiantigiano, prodotto in 10.890 bottiglie, 325 magnum e 50 jeroboam, che nell’annata 2016 ha fatto incetta di premi e consensi degli esperti. Fermentazione in tini di acciaio, affinamento per 18 mesi in barriques di rovere francese, di cui il 30 per cento nuove, poi per lo stesso tempo in bottiglia. Colore rosso porpora intenso, naso di amarene, yuzu, spezie, bocca scattante, minerale, salino, balsamico in fondo. Un vino potentissimo.
Terzo cru, il title track, il Bertinga, prodotto in 12.294 bottiglie, 336 magnum, 35 jeroboam. Un 50 per cento Sangiovese e 50 per cento Merlot vinificati separatamente. Fermentazione in tini di acciaio e vasche di cemento, affinamento in tonneaux di rovere austriaco e barriques di rovere francese per 18 mesi e poi altri 18 mesi in bottiglia. Un vino dal colore rosso rubino, un naso di erbe mediterranee, frutta matura, bacche rosse, un sorso vellutato, scorrevole, muscoloso, con un finale lunghissimo.
Il Sassi Chiusi, che fa da “second vin” dei tre campioni raccontati in precedenza. La produzione di 33.791 bottiglie e 300 magnum ne fa l’etichetta decisamente più notevole in termini quantitativi. Si tratta di un 80 per cento Sangiovese e 20 per cento Merlot che affina in acciaio e cemento per 12 mesi e poi fa un annetto in bottiglia prima di irrompere sul mercato con la sua eleganza franca, che al naso volge al floreale e al cassis e in bocca è fresco e scattante, con la piacevole piccantezza del pepe fresco. Infine il Chianti Classico Le Porte di Vertine, che rappresenta un dovuto omaggio alla tradizione del territorio ma non si limita a fare da mascotte, ma è un vino piacevole, sfacciato con note leggermente affumicate.
Bertinga si avvale di una governance e di un team internazionale.
I titolari sono Maksim Kashirin e Anatoly Korneev, che distribuiscono vino in Russia con Simple Group, il consulente enologo è Stéphane Derenoncourt che si avvale dell’aiuto di Romain Bocchio, in vigna e in cantina lavorano Elisa Ascani, Giulio Azzurrini, Lorenzo Polloni, Simone Nardi, Michele Tata, l’agronomo è David Picci, il direttore commerciale e marketing Luca Vitiello.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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