Un pezzo di Borgogna a Milano, grazie a un pranzo in cui Famille Helfrich ha presentato alla stampa specializzata i vini di due delle zone più rinomate di una delle aree vitivinicole più prestigiose del mondo, la Côte de Beaune e la Côte de Nuits, entrambe caratterizziate dalla produzione di vini rossi a base Pinot Nero e bianchi a base Chardonnay.
Mi soffermo in particolare su due vini: il primo arriva dall’azienda Chartron et Trébuchet, fondata nel 1984 da Jean René Chartron, esponente di una famiglia che da generazioni possiede vigneti nella zona dei migliori vini bianchi, e da Louis Trébuchet, rinomato viticoltore e negotiant dei grandi vini di Borgogna. L’azienda, che dal 2017 fa parte del gruppo Les Grands Chais de France, è specializzata in magnifici Chablis, ma in questo caso vi racconto un rosso a base Pinot Noir, il Chambolle Musigny 1er Cru Les Noirots, che ho assaggiato nell’annata 2022. Un vino che arriva dalla parte sud dell’appélation Morey-Saint-Denis, dove sono coltivate vigne tra i 250 e i 300 metri di altitudine su terreni argilloso-calcarei ben drenati. La vinificazione è classica, in acciaio inox a temperatura controllata, poi la fermentazione malolattica e l’élévage in botti per il 50 per cento nuove dagli otto ai sedici mesi. Un vino di colore rubino intenso e brillante, dal naso delicato ma anche complesso con aromi di frutti rossi e spezie dolci e note balsamiche. In bocca esibisce grande armonia e mineralità con una seducente scia di liquirizia. Grande la persistenza aromatica, gli abbinamenti consigliati sono carni arrosto, volatili, funghi e formaggi stagionati.
Il secondo vino è il Savigny-Lès-Beaune 1er Cru Les Lavières del Domaine Marguerite Carillon, dell’annata 2020. Anch’esso un Pinot Nero al cento per cento ma che arriva dalla Côte de Beaune, da una vigna su terreno calcareo esposto a sud. Il vino è vinificato in modo tradizionale in contenitori di acciaio termoregolati ed è sottoposto a prefermentazione a temperatura controllata e ad affinamento in botti di quercia per il 40 per cento nuove e per il 60 usate per 15 mesi. Naso di frutti rossi che poi virano verso le spezie come il pepe nero e il tostato. Il sorso è fresco e bilanciato, con tannini estremamente educati. L’abbinamento ideale è con carni, foie gras e con formaggi stagionati.
La Borgogna, dove la coltivazione della vite risale al periodo gallo-romano, deve molto della sia storia enologica ai monaci Cistercensi che seppero valorizzare il potenziale della regione. Terroir mitologico, ricco di denominazioni leggendarie, offre una bella varietà di vini che vanno dal bianco Chablis secco con un carattere minerale, ai bianchi e rossi della Côte d’Or fino ai rossi rurali e rustici dei vigneti di Mâconnais o Côte Chalonnaise. Quattro vitigni di lunga data portano la bandiera della Borgogna: lo Chardonnay, capostipite di Montrachet, Meursault o Chablis, ma anche l’Aligoté che da qualche tempo è stato riscoperto. E poi c’è il re assoluto, il rosso Pinot Noir, l’unico autorizzato per i grandi della Côte d’Or ma presente in tutta la regione, che offre vini dai più fruttati ai più nobili. Infine il Gamay, operaio specializzato, per il fruttato Beaujolais. La Borgogna è anche nota per i suoi “Climats”, località o appezzamenti di vigneto definiti nel catasto e classificati: ce ne sono 635 classificati come denominazione Village 1er Cru e 33 classés nella denominazione Grand Cru. I climat della Borgogna sono classificati come Patrimonio dell'Umanità dall’Unesco.
La degustazione milanese è stata guidata da Stephane Schaeffer gruppo Les Grand Chais de France, con la collaborazione di Vittorio Frescobaldi, export manager per Bordeaux e Romina Romano, country manager Italia del gruppo.
La storia del gruppo inizia nel 1979 in Alsazia, da dove Joseph Helfrich è partito alla valorizzazione dei migliori terroir di Languedoc, Bordeaux, Jura, Loira, Borgogna, Valle del Reno e giù fino al bacino mediterraneo della Provenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.