La Canosa, le due anime delle Marche

L’azienda della famiglia Reina è partita dalla regione del Piceno e recentemente si è allargata anche all’area dei Castelli di Jesi, terra del Verdicchio. I vini sono identitari ma anche contemporanei, caratterizzati da una notevole eleganza e dalla sapidità garantita dal terroir

La Canosa, le due anime delle Marche
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La Canosa è una azienda agricola virtuosa nel cuore delle Marche, che vanta 50 ettari vitati in due delle aree più enologicamente vocate della regione, il Piceno (a Rotella) e i Castelli di Jesi (Maiolati Spontini). Qui l’azienda della famiglia Reina produce sia vini identitari sia etichette dal respiro più internazionale, sfruttando al massimo le diverse esposizioni, le differenti altitudini che vanno dai 135 a quasi 600 metri e le pronunciate escursioni termiche tra il giorno e la notte. Il terreno è calcareo e argilloso rosso, molto minerale con perfetto equilibrio tra magnesio e potassio che favorisce il corretto sviluppo dei processi fisiologici della vite.

Ho avuto di recente la possibilità di assaggiare due buone etichette da poco entrate nel catalogo della Canosa, che ora mi sento di consigliare. La prima è Aquila Aurea, un Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Docg che viene ottenuto da uve coltivate attorno ai 200 metri sul livello del mare, sottoposte poi a una maturazione in acciaio a temperatura controllata e a sei mesi di riposo in bottiglia. L’annata 2022 alla vista si presenta giallo paglierino con qualche riflesso dorato, al naso esibisce note di frutta bianca ben matura, di agrumi, di mandorla, in bocca è fresco ed elegante, di solida complessione e con un finale lungo e piacevolmente sapido (caratteristica questa di buona parte delle etichette La Canosa). Pronto per abbinamenti con crostacei e pesce, con primi di buona struttura, secondi non troppo “al sangue” e formaggi semistagionati. L’altra etichetta è invece un rosso, il Pactum, un Marche Rosso Igt, blend di Merlot, Cabernet Sauvignon, Montepulciano, Sangiovese e Petit Verdot coltivate a 450 metri. Le cinque tipologie vengono vinificate separatamente in tonneaux d’Allier per 24 mesi e poi, dopo l’assemblaggio e l’imbottigliamento, il vino si accomoda per qualche mese in bottiglia cercando l’armonizzazione. Il colore è rosso rubino intenso, il naso si sbilancia su piccoli frutti rossi e spezie dolci, il sorso è caldo e potente, con buona lunghezza. Perfetto per carni di ogni genere, soprattutto arrosti e brasati, e con formaggi di lunga stagionatura.

Il resto della carta La Canosa propone tra i bianchi il Servator e il Pekò, entrambi Offida Passerina Docg, il Viridis e il Picus Virids, due Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Doc (il secondo Superiore), i rossi Signator (Rosso Piceno Doc a base Montepulciano e Sangiovese al 50 per cento), Nummaria (Rosso Piceno Superiore Doc a base Montepulciano al 70 per cento e Saniovese al 30), Nullius (Marche Rosso Igt a base Sangiovese in purezza), Musè (Marche Igt Rosso a base Montepulciano al 100 per cento), Tesino (Marche Igt a base Cabernet Sauvignon al 100 per cento) e Rovetì (Marche Igt Merlot). Ci sono anche quattro spumanti metodo charmat, tre Passerina nelle versioni Extra Brut, Brut ed Extradry e il Canoso, a base Sangiovese, spumantizzato in rosso.

La Canosa, immersa nel cuore del Parco Nazionale dei Sibillini, prende nome dal vicino borgo Poggio Canoso, uno dei quattro castelli di Rotella, edificato tra il XII e il XIII secolo dai monaci farfensi (poi benedettini) nel cuore della Val Tesino, alle spalle del Monte dell’Ascensione. Si trova a cavallo del 43° parallelo, latitudine storicamente vocata alla produzione di vini d’eccellenza. L’azienda nasce dalla volontà di Riccardo Reina, nei primi anni del millennio, di produrre vini di alta qualità valorizzando il terroir della zona. Oggi l’azienda si prepara al passaggio generazionale tra papà Riccardo e la figlia Alberica e vanta anche 13 ettari recentemente acquistati nell’area del Verdicchio dei Castelli di Jesi.

La cantina ha un approccio moderno e preferibilmente sostenibile in tutto il ciclo produttivo, zone ampie e luminose con energia autoprodotta dai pannelli solari. Grazie all’aiuto della tecnologia adottata c’è un pieno controllo delle temperature durante tutto il processo di vinificazione.

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