Casa Brera si prende la Scena

Si chiama così il ristorante più classico tra quelli che compongono l’offerta gastronomica del nuovo luxury hotel gestito dalla Marriott International in piazzetta Bossi, a due passi dalla Scala. Lo stellato Andrea Berton è il consulente, mentre la cucina è affidata all’executive chef Francesco Bonato, che esegue una interessante interpretazione contemporanea della cucina milanese

Casa Brera si prende la Scena
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Il centro di Milano è sottoposto a un continuo restyling con la nascita di nuovi luxury hotel, che ridisegnano anche la proposta gastronomica. Tra le ultime e più qualificanti aperture c’è quella di Casa Brera, gestito da Marriott International, nella tranquillisima e quasi incantata piazzetta Bossi, tra Brera e Cordusio. Un luogo dominato da un’atmosfera cosmopolita e molto raffinato, che propone quattro differenti outlet gastronomici per assecondare le esigenze di qualsiasi cliente. E se Casa Brera Living è un all-day lounge bar che è il vero cuore dell’hotel, con una proposta che cambia dalla colazione al dopocena (ottimi i drink e mi dicono grandi cose dei panini al vapore in stile bao riempito del brasato), Odachi è un ristorante giapponese che vanta la consulenza dello chef Haruo Ichikawa – che contribuì alla conquista della stella di Iyo, il migliore ristorante nipponico a Milano e in Italia – e che propone anche una formula omakase su prenotazione. Poi c’è Etereo, all’ottavo e ultimo piano dell’hotel, con una piscina all’aperto e una magnifica vista sui tetti di Milano (Duomo compreso) e una proposta gastronomica da condivisione, di crudi di ogni genere e pizza, oltre ai drink de bravo Luca Ardito. E infine c’è Scena, il ristorante più classicamente italiano, di cui vi riferisco ora dopo una mia visita di qualche giorno fa.

Scena nasce con l’intenzione di proporre una cucina della tradizione milanese elettrizzata da un tocco di contemporaneità. Facile a dirsi, non poi così agevola da realizzare convincentemente. Il locale si avvantaggia della consulenza di Andrea Berton, una stella Michelin nel suo ristorante eponimo di Porta Nuova, mentre il lavoro quotidiano spetta all’executive chef Francesco Bonato, friulano come Berton ma non suo allievo (i due si sono conosciuti solo da poco) che supervisiona anche la cucina di tutte le insegne dell’hotel. Il menu è semplice ma ben disegnato, con piatti nitidi e senza svolazzi, come usa ora. Sono partito da un coraggioso Vitello tonnato, e dico coraggioso perché è un piatto piuttosto inflazionato a Milano (ma non solo) ed è difficile che qualcuno riesca a dire qualcosa di nuovo in proposito. Ci riesce piuttosto bene Bonato con una versione cotta a bassa temperatura e quindi estremamente morbido e rosato, con una spolverata di cappero, foglioline di cappero e del sedano croccante che dona quella “svisata” tattile che il palato richiede. Buono davvero.

Poi il Minestrone, che rappresenta una variazione di un piatto classico di Berton. Dimenticate la zuppa sana ma triste della zia, in odore di surgelato: qui siamo in zona alta cucina e ci sono delle verdure di stagione (lenticchie, patate, carote, pomodorini canditi, funghi) con cialde di grana padano, pane carasau, un pesto di basilico e brodo vegetale infuso di grana padano. Poi una Cotoletta alla milanese servita con insalata di spinacini e condimento al sesamo nero e limone. La carne è di buona qualità, ben alta perché poco battuta, con l’osso, perfettamente cotta e con una buona panatura compatta e che avvolge bene la carne. Unico appunto: la salatura è un po’ irregolare e finiscono per esserci bocconi perfetti che si alternano ad altri un po’ sciapi. Piccolo difetto rimediabilissimo. Per dolce assaggio un Tiramisù molto differente nella preparazione piuttosto artistica ma che riproduce perfettamente il sapore del dolce più celebre della cucina contemporanea italiana: c’è un cremino, una spuma al caffè, pan di spagna al caffè con olio d’oliva e una cialda al cacao. Ma assaggio anche un boccone di una classica Zuppa inglese. Alla fine una sfilata di piccole delizie: Cioccolato e lampone pistacchio, caramello e cappuccino e bacio di dama.

Del resto del menu mi hanno incuriosito il Galletto come una Caesar salad, i Cuori di lattuga coin crema di avocado, limone candito e amaranto croccante, gli Spaghetti di Gragnano Igp con vongole veraci e bottarga di muggine, l’Astice alla catalana, la Guancia di vitello con carote al frutto della passione, il Babà al rum con frutti di bosco e crema allo zabaione. Sarà per la prossima visita.

Bonato è bravo e misurato, si vede che le sue lunghe esperienze internazionali (soprattutto a Dubai) lo hanno addestrato a una cucina panoramica, che guarda al mondo ma tiene i piedi per terra, dovrà crescere in qualche dettaglio ma il ristorante ha aperto davvero da poche settimane, la strada è lunga. La carta dei vini è completa anche se non smisurata. I coperti sono settanta considerando anche il déhor esterno, il décor è classico e novecentesco, davvero confortevole.

Il general manager dell’hotel è Giuseppe Losciale, felice di essere tornato in Italia, lui pugliese, dopo decenni di esperienze a ogni angolo del mondo. L’offerta food&beverage è coordinata da Piercorrado Papotto. Composto e affabile il servizio, affidato ad Alberto.

Scena è aperto tutti i giorni a pranzo e a cena.

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