La Cucina di Rho si fa strada

Il ristorante di Gaetano Marinaccio e Nadia Petronio continua a crescere e inizia a ottenere riconoscimenti importanti. Nuova mano in cucina ma stessa determinazione, stessa propensione al sapore, in un ambiente elegante e intimo. Insomma: qualità da fine dining metropolitano ma prezzi da provincia. Che aspettate?

La Cucina, Gaetano e Nadia
La Cucina, Gaetano e Nadia
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Sono settimane di cambiamenti e riconoscimenti per La Cucina: non il solito ristorante, locale dal nome didascalico ma dalla grande vivacità che ha collocato l’industriosa Rho nelle mappe dei gastronauti da cui mancava da…, da quanto mancava? Il piccolo ristorante di Gaetano Marinaccio e Nadia Petronio sta facendo parlare di sé parecchio negli ultimi tempi e per questo torno a parlarvene dopo averlo fatto già lo scorso 7 maggio. Lo faccio perché ho portato fortuna al locale, che nel frattempo è stato inserito nella guida di Identità Golose e nella lista dei duecento migliori ristoranti della Lombardia nella nuova guida Milano e Lombardia a tavola diretta da Gianluca Montinaro. Un successo meritato che premia il lavoro di Gaetano e Nadia, che quando qualche mese fa hanno dato una svolta fine dining al loro locale si sono affidati allo chef campano Alfonso Daviducci, da cui hanno recentemente “divorziato” perché Marinaccio ha deciso di avere più voce in capitolo sulla cucina. Oggi lo chef, il bravo Mirko Di Geronimo, mette in pratica le idee di Marinaccio mostrando mano lieve e tecnica promettente anche se ancora da affinare (ma il ragazzo è giovane e va lasciato crescere).

La Cucina è un ristorante davvero piccolo, venti coperti distribuiti in un solo ambiente intimo e caldo, giocato sui toni del nero e del rosso. La proposta gastronomica accetta i codici dell’alta cucina ma li smonta nelle parti più ostiche, rendendo l’esperienza davvero amichevole. Gaetano, che si propone come frontman per ragioni di indole (mentre Nadia è più riservata ma sospetto sia il vero motore del locale), rispetto alla precedente visita ha anche limitato certi eccessi narrativi restando però professionale e affabile, un vero valore aggiunto. Tre i menu: il Terravita (cinque portate più benvenuto, panificati e coccole finali, 80 euro) è una collezione di piatti tra carne e vegetali, il Verdisio (cinque portate e il resto a 80 euro) è un menu apertamente vegetariano mentre lo Sfumature (sette portate, 95 euro) esprime al meglio il pensiero gastronomico di Di Geronimo e Marinaccio. Si possono anche ordinare due piatti a scelta (70 euro) o tre (80). Disponibili degli abbinamenti di vino di tr, quattro o sei calici (rispettivamente 40, 50 o 65 euro).

Io sono partito con un aperitivo composto da una Cosacca, pizzetta tipica della tradizione campana, cotta in quattro modalità diverse (al vapore, fritta al forno e alla brace) con pomodoro e ricotta salata. Sapore gustoso, un po’ dura al morso; poi il Per’e musso, tipico street food napoletano: vitello, lupino e oliva uniti in uno stuzzicadenti, accompagnato da un gel al limone; una Lisca realizzata con nero di seppia e gel di pomodorino giallo fermentato; una Tartelletta con della ratatouille, insalatina di germoglietti; un viaggio da Parigi a San Giuseppe Vesuviano, un macaron ripieno di provolone Auricchio stravecchio.

La Cucina, i panificati
La Cucina, i panificati

Dopo questo stretching e dopo l’arrivo dei panificati (notevoli i grissini con pomodoro e olive e al tartufo, poi una pagnottina con farina di crusca e focaccine al carbone nero) ecco il primo vero piatto, il Che barba che noia che barba, una millefoglie di barbabietola passata al vapore e poi al forno con spuma di parmigiano, nocciole tostate, bietoline e un profumo a base di acqua di menta. Semplice ma quasi perfetto. Poi una Triglia cotta in diverse consistenze e acquattata in certi bottoni di pasta fatti in casa e completato con una elegante bouillabaisse. Quindi un Risotto riserva San Massimo mantecato in un cremoso di cavolfiore e con un ragù leggerissimo di quaglia accompagnato dalla sua jus e una polvere di cavolfiore verde, arancione e viola e liquirizia. Infine, a chiudere la parte salata, una Vacca vecchia marchigiana leggermente scottata sui carboni, zucca al cartoccio aromatizzata alla mentuccia, jus di castagne.

A preparare alla conclusione dolce il Cetriolo tanto per tanto con limone e acqua di mare della Sardegna. Quindi un Semifreddo alla banana in doppia consistenza con una fogliolina di salvia all’ananas e una ciliegina americana e una sfilata di delizie finali, dal Cannelé con pralinato di nocciole al Gelé al frutto della passione, dalla Ghianda con caramello e liquirizia al biscottino al caffè.

La Cucina, il locale

La Cucina di Rho è un ristorante che mi sento di consigliare per il rapporto qualità-prezzo davvero formidabile (e certo, non siamo al centro di Milano) e perché se lo provate adesso, tra qualche tempo potrete vantarvi di avere scoperto in

anteprima uno dei ristoranti migliori della provincia. Vuoi mettere?

La Cucina: non il solito ristorante, via Porta Ronca, 86 – Rho. Tel. 0287178606. Aperto per cena tutte le sere tranne la domenica. A pranzo aperto su richiesta

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