Da Enzo al 29, la trattoria trasteverina come dovrebbe essere

Un locale storico che mantiene le promesse con una cucina sapida ma di qualità, una romanità dosata nei suoi eccessi e un conto in linea. E la fila testimonia che funziona

Da Enzo al 29, la trattoria trasteverina come dovrebbe essere
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Se la trattoria romana è un’icona della tradizione, la trattoria romana a Trastevere è addirittura una categoria dello spirito gastronomico. Un luogo visto in mille film e favoleggiato secondo schemi che comprendono una cucina sapida e robusta, un cameriere di greve simpatia, una assoluta mancanza di formalismi e un conto tutto sommato lieve. Un armamentario iconografico che negli ultimi anni si è andato annacquando a causa della gentrificazione della scena gastronomica, che ha dettato nuovi canoni estetici e contenutistici anche per un ammortizzatore sociale come la trattoria.

Per fortuna però, a saperli trovare, ci sono ancora posti che non tradiscono le attese, luoghi dove lo spirito della trattoria romana (a Trastevere) resiste senza forzature, per naturale adesione a una domanda sempre viva di posti autentici. Uno di questi, mèta di una mia recente visita, è Da Enzo al 29, un locale dedicato al nume tutelare, il precedente oste scomparso negli anni Ottanta e che viene celebrato con un ritratto e con il ricordo di chi lo ha conosciuto: irriverente, sarcastico, sempre a parlare di cavalli e di calcio (ovviamente della Roma) e a far sentire di famiglia anche l’ultimo arrivato.

Da Enzo al 29

Oggi lo spirito di Enzo sopravvive anche se la trattoria è stata rilevata da una nuova famiglia, i Di Felice (Roberto, Maria Chiara e Francesco) che ne ha comunque sposato i valori fondanti. Che vengono percepiti ovviamente appieno dagli stessi romani, che ogni sera si mettono in fila per trovare un tavolo in questa bella confusione, ma intuiti anche dai tanti turisti che, grazie al passaparola e alle citazioni nelle guide specializzate, preferiscono affidare il loro impatto con la cucina romanesca a questo posto.

La cucina non presenta sorprese, il romano è in fondo quello che Ada Boni descriveva alla metà del secolo scorso, ha “una cordiale antipatia per le vivande troppo elaborate e, severo conservatore, non accoglie che con diffidenza ciò che si distacca dai suoi cibi consueti”. Ovviamente il punto forte sono i primi della tradizione, amatriciana, gricia, cacio e pepe e carbonara, qui preparate senza risparmio di ingredienti e sapori (la pasta fresca è realizzata con le farine del Parco Nazionale della Maiella). Prima una montagna di antipasti, alcuni di tradizione come i fiori di zucca altri di quieta creatività (la palla di patate e baccalà), dopo i classici secondi della tradizione agreste locale: coda alla vaccinara, abbacchio a scottadito, polpette al sugo. E poi le sapide verdure, a partire dagli immancabili carciofi. Dolci semplici, si sa che il fine pasto non è il punto forte della cucina romana.

Carbonara

L’ambiente è piacevole, semplice ma senza sciatterie, la romanità caciarona viene dosata a seconda della disponibilità del cliente a stare al gioco.

Carta dei vini sopra la media, con qualche etichetta di un certo livello, conto un po’ sopra la media della tipologia ma assai lieve per chi è abituato a Milano.

Da Enzo al 29, via dei Vascellari, 29 - Roma. Sito web www.daenzoal29.com. Chiuso la domenica

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