Fairouz, il Libano a Milano

Tre ristoranti nel capoluogo lombardo, il primo vegetariano a Buonarroti, gli altri a Cornalia (con carne) e Mantegna (con pesce) esprimono il meglio della cucina forse più popolare del Medio Oriente, tra mezzeh freddi e caldi con cui riempire il tavolo di colori e le irresistibili focacce. E ci sono anche i vini libanesi

Fairouz, il Libano a Milano
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Quella libanese è una delle cucine più ricche e interessanti del Mdio Oriente, espressione di una cultura millenaria e profonda. La cucina libanese è varia, colorata, allegra, perfetta per la condivisione, gioca su contrasti di sapori e consistenze. Profondamente mediterranea, utilizza tutti gli ingredienti tipici del bacino culla di grandi civiltà e di grandi religioni, come gli ortaggi, i cereali, i legumi, il pesce, i frutti di mare, carni per lo di più di origine avicola e ovina. E’ anche una delle cucine mediorientali più presenti nelle città europee, perché racchiude in sé nella migliore espressione possibile molti piatti diventati popolarissimi, come i falafel e l’hummus. Anche a Milano ci sono diversi ristoranti di cucina libanese piuttosto interessanti e tra questi si è ritagliato negli ultimi anni una certa fama Fairouz, che in arabo significa “turchese” ed è anche il nome di una delle cantanti di maggior rilievo nel mondo arabo del ventesimo secolo, conosciuta anche come “Nostra ambasciatrice presso le stelle”.

Fairouz è nato a Buonarroti, in via Buonarroti 16 (aperto tutti i giorni a pranzo e a cena, chiuso tutto il martedì e il mercoledì a pranzo, tel. 024818331) come ristorante vegetariano e negli anni successivi ha aperto altre due sedi in via Cornalia 12 in zona Centrale, dove c’è anche una proposta di carne (tel. 0291552067, aperto a pranzo e a cena, chiuso tutto il lunedì) e in via Mantegna 19 in zona Gerusalemme dove c’è anche una proposta di pesce (tel. 02341533, aperto a pranzo e a cena, chiuso il lunedì e il martedì solo a pranzo).

Io oggi vi parlo di Fairouz Buonarroti, dove mi capita spesso di andare anche perché è molto vicino a dove abito. Il locale è articolato in un interno e in un dehors all’interno di un gazebo. Il design è improntato alle materie e ai colori del Libano, in particolare il bruno del legno e il blu delle maioliche, ma non si raggiunge mai il fastidioso effetto cartolina. Il menu è molto ampio e diviso in sezioni, con le entrée (Tabouleh di quinoa, Fattoush, che insalata con semi di melagrana, e l’Halloumi Salad, che rende protagonista il formaggio grigliato), i mezzeh freddi (Hommus, la crema Moutabal in versione melanzana, patata, zucchina e zucca, il Baba Ganouj a base di polpa di melanzane al forno e di peperone), i mezzeh caldi (i Falafel anche in versione Mahshicon cipolla, peperoncino e sumak, le Kuftah, certe polpettine al forno di farro, fave e spezie, il Sandwich Shawerma, il Cusa Bi Nana, zucchine al forno con menta e cipolla, il Cous Cous con verdure miste cotte, ceci e salsa di pomodoro, la Tajine con verdure, i Rolls di verdure e di formaggio). Poi ci sono i piatti a base delle focacce locali, le pizzette Manaa’ish, il Lebna bi Falafel, la Pizza Holloumi. E infine i tipici dessert mediorientali, che spesso noi tendiamo a trovare troppo dolci: i Baklava al pistacchio, i Basbousa di semolino con yogurt e cocco, il Muhallabia che è una crema di latte al cucchiaio, il Kounafa Cheese, con pasta a capelli d’angelo, crema di formaggio e pistacchi.

Per chi non se la sente di scegliere ci sono dei menu già predisposti: il Fairouz (30 euro), il Sabah (35), l’Umm Kulthum (45) e il Warda (35) che hanno delle parti comuni (ad esempio Falafel e Hommus sono sempre

compresi) e poi variano per varietà e quantità. Da bere birra libanese, una selezione di vini italiani e libanesi (che sono rinomati), succhi freschi, tè e infusi. Si spende da 30 a 50 euro, il servizio è svelto e cordiale.

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