Il nostro Vinitaly 2024. I bianchi/2

Terza puntata dedicata ai migliori assaggi del salone veronese, con altre cinque etichette che spaziano dall’Irpinia di Fonzone alle Colline Teramane di Masciarelli, dall’Etna di Barone di Villagrande alla Calabria di Ceraudo e al Collio di Tenuta Stella

Il nostro Vinitaly 2024. I bianchi/2
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Terza puntata del nostro racconto dei miglior vini assaggiati all’edizione 2024 del Vinitaly conclusasi pochi giorni fa. Oggi ci occupiamo di altri cinque bianchi.

Chiamami Quando Piove Pecorino 2019 Valori. Dalla grande cantina abruzzese Masciarelli, condotta con visione e passione da Marina Cvetic, una linea di vini che trae origine dall’azienda fondata da Luigi Valori nel 1996 e ormai a pieno titolo nella carta aziendale. Si tratta di vini prodotti con approccio moderno e identitario nei 14 ettari di Sant’Omero e Controguerra, sulle Colline Teramane, il cui nome fa riferimento al momento in cui in vigna non si può lavorare e trovano spazio le relazioni umane. Questo Pecorino doc biologico fermenta in acciaio e dopo trascorre all’incirca un anno in piccole botti di rovere sulle fecce nobili, acquisendo rotondità e profondità.

Chiamami quando piove

Etna Bianco Superiore 2021 Contrada Villagrande Barone di Villagrande. Prima che l’Etna diventasse l’Etna, enologicamente parlando, la famiglia Nicolosi era già radicata alle pendici del vulcano, produceva vini dal 1869 e un secolo dopo contribuiva a scrivere il disciplinare. Oggi Marco Nicolosi, titolare ed enologo, produce una piccola batteria di grandi vini territoriali, compreso questo cru di Carricante al 90 per cento prodotto a Milo, che fa un anno di affinamento in botti di rovere da 500 ettolitri e poi un anno di bottiglia, acquisendo profondità e spessore. Al naso si presenta elegante, con richiami di frutta fresca ed erbe aromatiche, in bocca è salino ed equilibrato, con una freschezza che ne assicura la longevità.

Barone di Villagrande

Imyr 2023 Ceraudo. Una grande famiglia calabrese del vino, antesignana del biologico in questa regione non certo all’avanguardia. Tutti i vini spiccano per freschezza e ricchezza aromatica, garantita dalla vicinanza al mare e dalle pronunciate escursioni termiche. Questo bianco, che ha contribuito non poco all’affermazione dell’azienda, è un Calabria igt (come tutti i vini aziendali) a base Chardonnay in purezza da vigne di 25 anni, che affina per quattro mesi in barrique di rovere francese. Un bianco di buona stoffa, dal naso di frutta matura e agrumi, con una piacevole scia balsamica, e bocca equilibrata, rotonda, ben fresca. Un vino dalla grande vocazione gastronomica, che si presta ad abbinamenti assai vari e perfino ambiziosi. Un grande del Sud.

Ceraudo

Ribolla Gialla riserva 2020 Tenuta Stella. Una piccola ma solida realtà familiare nel Collio friulano, territorio meritevole di una riabilitazione dopo anni di scarsa considerazione. Qui si fanno anche buoni rossi (ho assaggiato un interessante Pinot Nero) ma naturalmente il punto forte sono i bianchi del territorio, come questa Ribolla Gialla frutto di una selezione di uve che subiscono una macerazione di 30 giorni e poi un affinamento in botte grande. Il nasco è elegante, di erbe aromatiche e di montagna, con rimandi minerali. La bocca piena, verticale, pulita, con una spina acida tagliente come una spada. Da non trascurare anche le altre due Ribolla Gialla, quella “base” e quella spumantizzata in un Brut metodo classico.

Ribolla gialla

Sequoia 2021 Fonzone. Nella aspra ma nobile terra di Irpinia un’azienda famigliare nata dalla passione del medico Lorenzo Fonzone Caccese, che nel 2005 acquistò questa azienda a Paternopoli oggi condotta dai suoi eredi, i due figli Davide e Gabriele e la moglie di quest’ultimo Silvia. I terreni di Paternopoli danno le uve rosse e quella bianca di Falanghina, mentre le altre vaietà bianche sono coltivate nei rispettivi areali, come il Fiano di Avellino, che arriva da Parolise.

E che dà vita a questo Fiano Riserva che nasce da fermentazioni differenti (una parte anche in legno). Naso di frutta esotica, di frutta secca, di vaniglia, di agrumi. Bocca di corpo, con una traccia tannica insolita per un vino bianco e una buona freschezza, che lo rende dimenticabile in cantina.

Fonzone

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