Qual è la differenza tra una trattoria e un ristorante? L’atmosfera informale, tradizionale e, quando è possibile, storica. E un menu locale interpretato in modo ortodosso, con un contributo minimo di fantasia e creatività, ché altrimenti si entra nel terreno del fine dining. Di certo, ormai la differenza non la fanno più i prezzi, che spesso superano i 50 euro al coperto, entrando nel terreno minato della gastrofighetteria. Questo mi chiedevo dopo la mia esperienza all’Osteria Bottega di Bologna, condotta con piglio autoritario da Daniele Minarelli detto Dado, che consiglia, orienta, talora “impone” piatti e vini facendo un po’ perdere il controllo del conto, alla fine assai alto (circa 80 euro a persona), ciò che ha in parte rovinato un’esperienza altrimenti estremamente soddisfacente.
Da Osteria Bottega infatti si mangia assai bene. Una bella carta di salumi (come la Spalla cruda di razza Maiale Pesante Padano del Podere Cadassa stagionato 36 mesi) di formaggi (il Parmigiano Reggiano “30 mesi” di “Vacca Bianca Modenese” del Caseifico Rosola di Zocca, il paese di Vasco Rossi) e di sott’oli (la Giardiniera è notevolissima) da sola varrebbe il viaggio e darebbe corpo a una cena niente male. Ma naturalmente qui si viene anche per i primi: le Tagliatelle sono giustamente ruvide e condire abbondantemente col ragù alla bolognese o con il culatello di Zibello; i Rigatoni al torchio con frattaglie di cortile tagliate al coltello e ovarine sono un vero piatto del ricordo; e poi magnifici i Passatelli, in brodo di cappone oppure di piccione con tartufo.
Ai secondi ci si affida con piacere con confortevole certezza alla Cotoletta alla bolognese (anzi, “alla petroniana”), con osso e con brodo di cappone, parmigiano e prosciutto, al Cotechino con purè e alla Faraona allevata a terra e nutrita con granaglie di cereali, arrosto e col fondo di cottura e prugne in agrodolce, anche se io mi sento di consigliare il Bollito misto: manzo, gommosa, lingua, testina di vitello, codina di manzo, cotechino e salsa verde. Contorni classici: Purè di patate, Patate rosse di Tolè “alla vecchia”, con sale grosso e rosmarino, Coccio di cardi gobbi gratinati con burro e Parmigiano Reggiano. Si conclude con i dolci, la Zuppa inglese con ciambella all’Alchermes e scaglie di cioccolato Majani e la classica Torta di riso. La carta dei vini è ricca e con opportuno spazio per le etichette locali. Non disdegnate, per non far salire il conto, la proposta del vino della casa, che costa 15 euro per mezzo litro o sei euro al bicchiere.
L’Osteria Bottega è nata meno di vent’anni fa sotto i portici del quartiere Saragozza, dall’entusiasmo di Minarelli, reduce dall’esperienza dell’Osteria Dandy di Minerbio, nella quale riuscì a ottenere una stella Michelin detenuta per un pugno di anni a cavallo dei due secoli. Il patròn ne è la vera anima, il che può essere una cosa positiva ma anche insidiosa, perché l’esperienza mi ha insegnato che i frontman ingombranti spesso vanno di simpatia, passano molto tempo al tavolo degli amici o dei clienti abituali o dei vip e tendono a trascurare i forestieri. Ed è l’impressione che si ha all’Osteria Bottega, che ci siano tavoli di serie A e di serie B.
La sala però gira bene, tratta bene tutti con impegno e passione. E insomma, sperate solo di andare a genio al “Dado”.All’Osteria Bottega, vai Santa Caterina 51, Bologna. Tel. 051585111.
Aperto a pranzo e a cena, chiuso domenica e lunedì
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.