Palmento Costanzo, il vino della “Muntagna”

Un’azienda giovane ma dalle lunghe radici nell’Etna, che la famiglia Costanzo ha creato a partire dalla ristrutturazione conservativa di uno dei tipici edifici storicamente destinati all’enologia. Etichette che partono dalla tradizione per esplorare uno stile contemporaneo. Notevoli i due bianchi Contrada Santo Spirito e Contrada Cavaliere

Palmento Costanzo, il vino della “Muntagna”
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Ha pochi anni ma radici lunghe Palmento Costanzo, azienda vitivinicola nata nel 2010 dalla volontà della famiglia Costanzo di riavvicinarsi alla terra delle origini, le pendici dell’Etna, “A Muntagna”, come la chiamano da quelle parti, con rispetto e un po’ di timore. L’avventura ha inizio con l’acquisto di alcuni ettari in Contrada Santo Spirito, a Passopisciaro, sul versante Nord del vulcano. Un vigneto secolare a piede franco, uno dei pochi sopravvissuti alla peste della fillossera che, agli inizi del Novecento, distrusse la maggior parte dei filari europei, rivoluzionando l’enologia. I Costanzo restaurano anche l’antico palmento in pietra lavica, magnifica testimonianza della storia enoica del territorio, e ne fanno il cuore del progetto. Oggi il palmento svolge le funzioni produttive che ospitava anticamente e fino alla metà del XX secolo, ma con la strumentazione contemporanea. La lavorazione delle uve avviene sfruttando la gravità, e quindi in modo assai sostenibile perché con il minimo utilizzo di energia, con il nastro di cernita, la pigiatrice e i tini di fermentazione al piano superiore, i serbatoi di acciaio al piano intermedio e la bottaia al piano terra.

Palmento Costanzo, le vigne e Etna attivo

La prima vendemmia è del 2011. Le viti sono coltivate ad alberello, come da tradizione locale, legate a pali di castagno che punteggiano i terrazzamenti. I vitigni scelti sono quelli classici del territorio, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio tra i rossi, Carricante e Catarratto tra i bianchi. Oggi l’azienda, guidata da Maria Agosta e dalla figlia Serena, affiancate da uno staff giovane e visionario, conta su 18 ettari distribuiti tra Passopisciaro, nel versante Nord, e Santa Maria di Licodia nel versante Sud-Ovest.

Palmento Costanzo, le vigne

I diversi terroir si esprimono in una carta dei vini ricca e varia. Io ho avuto l’occasione di recente di assaggiare due delle etichette di maggiore rilevanza, l’Etna Doc Bianco Contrada Cavaliere annata 2021 e l’Etna Doc Bianco Contrada Santo Spirito della stessa annata. Il primo è prodotto a partire da uve coltivate a Santa Maria di Licodia, a 950 metri di altitudine, da piante in alcuni casi quasi secolari, con vendemmia manuale a inizio ottobre pressatura soffice, fermentazione in acciaio a affinamento in parte in acciaio e in parte in tonneaux in contatto con le fecce fini per dodici mesi, cui segue un riposo di otto mesi in bottiglia. Un vino elegante e scattante, dal colore giallo paglierino con riflessi verdognolo, un naso di agrumi e frutti tropicali, con note di erbe aromatiche e una bocca piena e sapida, una vera lama di freschezza che costituisce una promessa di longevità. Il secondo è invece prodotto a Passopisciaro a 750 metri di altitudine con lo stesso metodo produttivo del Contrada Cavaliere ma un più lungo riposo in bottiglia ed esibisce un naso di frutta a polpa bianca, agrumi maturi e note di pietra focaia. In bocca freschezza e mineralità. Due vini dall’impronta tradizionale ma dallo stile profondamente contemporaneo, dal prezzo in enoteca attorno ai 35 euro.

Tra gli altri vini prodotti da Palmento Costanzo gli Etna Doc Bianco Mofete e Bianco di Sei, l’Etna Doc Rosato Mofete, gli Etna Doc Rossi

Mofete, Rosso di Sei, Contrada Santo Spirito (dei quali esistono anche tre cru di varie particelle, la 464, la 466 e la 468) e Prefillossera, da viti a piede franco e gli spumanti metodo classico Etna Doc Brut e Brut Rosé.

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