Vercelli capitale del sushi? Ebbene sì

La città piemontese, patria del riso italiano, ospiterà il prossimo 28 maggio la prima edizione dell’Italy Sushi Cup, una competizione che servirà a scegliere il rappresentante italiano della World Sushi Cup 2025. Una competizione molto seria, con una giuria di superesperti che valuteranno con grande rigore la qualità di un piatto fatto di precisione e regole millimetriche

Vercelli capitale del sushi? Ebbene sì
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Sarà Vercelli, patria incontrastata del risotto alla paniscia e di tonnellate di riso bollito, a decidere chi è il miglior sushiman d’Italia. No, non è uno scherzo. Il 28 maggio, la città piemontese ospiterà la prima edizione dell’Italy Sushi Cup, una competizione che suona un po’ come la Coppa Cobram del pesce crudo, ma che in realtà è cosa seria: il vincitore volerà a Tokyo per rappresentare l’Italia nella finale mondiale del World Sushi Cup 2025. Un traguardo importante, perché sì, nel frattempo siamo passati dai temaki con il Philadelphia alle competizioni di livello internazionale. Per farla breve: il sushi in Italia è ormai una cosa seria, tanto che esiste un’associazione di categoria, l’Airg (Associazione italiana ristoratori giapponesi), che non solo organizza l’evento, ma si occupa anche di garantire che il pesce crudo servito nei ristoranti giapponesi del Bel Paese sia autentico e preparato come si deve.

La competizione non è per tutti. Non basta saper arrotolare un maki senza farlo sembrare un cilindro di cemento armato. Per partecipare, gli aspiranti campioni devono avere almeno cinque anni di esperienza, il Sushi Proficiency Certificate (una sorta di patente di guida per chi vuole mettere le mani su riso e pesce crudo) e una discreta resistenza allo stress da gara. Se manca qualche requisito? Nessun problema: si può frequentare un corso intensivo di due giorni tenuto dal maestro Gentaro Yamazaki, che sarà anche tra i giudici della competizione. A sfidarsi saranno alcuni tra i migliori sushiman d’Italia, valutati su tre prove: la preparazione del pesce, la realizzazione di sushi tradizionale Edomae e quella di sushi creativo. In altre parole, dovranno dimostrare di saper tagliare, assemblare e inventare senza far inorridire i puristi del genere.

Dimenticatevi il cameriere che vi porta il solito piattone di uramaki con maionese e salsa teriyaki. A giudicare gli sfidanti ci saranno pezzi grossi della cucina giapponese: oltre a Yamazaki, troviamo Minoru Hirazawa, il pioniere che ha aperto il primo sushi bar italiano nel 1989 (Shiro Poporoya a Milano) e chef di livello internazionale come Alon Than, vincitore del World Sushi Cup 2015, e Junko Kawada, che in Belgio ha fatto scuola con il suo ristorante Ko’uzi.

E no, non basterà convincerli con un bel piatto instagrammabile. Qui si valuta la tecnica, la presentazione e, soprattutto, la conoscenza della tradizione. Perché se è vero che il sushi è diventato pop, è anche vero che esiste un mondo fatto di regole, tagli millimetrici e temperature perfette. La scelta di Vercelli come sede della gara potrebbe sembrare curiosa, ma in realtà ha un senso. La città è la capitale europea del riso, e visto che il riso è l’anima del sushi, l’accoppiata non è poi così assurda. A sponsorizzare l’evento c’è New Kenji, una varietà di riso da sushi prodotta proprio nel Vercellese. Un piccolo colpo di scena, se pensiamo che per decenni gli chef giapponesi hanno storto il naso all’idea di usare riso italiano per il sushi.

L’Italy Sushi Cup è quindi una competizione di livello, che porta il sushi italiano a confrontarsi con i giganti del settore.

Certo, resta il dubbio di come reagiranno i puristi giapponesi quando vedranno che tra i concorrenti potrebbero esserci chef che fino a qualche anno fa combattevano con l’abuso di salsa di soia nei ristoranti nostrani. Ma ormai il dado – anzi, il roll – è tratto. E a Vercelli il 28 maggio, qualcuno alzerà il trofeo, pronto a portare il suo nigiri perfetto fino a Tokyo.

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