È scontro fra Elon Musk, fondatore di Tesla e neo-proprietario di Twitter, e l'Unione europea. Secondo quanto riportato dal Financial Times, Twitter ha infatti chiuso il suo ufficio a Bruxelles: si trattava di una sede piccola, con meno di 10 dipendenti, ma vitale per mantenere buoni rapporti con la burocrazia europea, che la scorsa settimana ha introdotto nuove leggi per le società Big Tech e le piattaforme social.
I due capi della politica digitale di Twitter in Europa - Julia Mozer e Dario La Nasa - hanno lasciato l'azienda la scorsa settimana, hanno confermato al quotidiano finanziario cinque persone che hanno familiarità con la situazione. Non è chiaro se si siano dimessi o siano stati licenziati, ma hanno lasciato l'azienda dopo che Musk ha lanciato un ultimatum a tutto il personale, chiedendo a tutti, perlomeno quelli che intendono restare, di lavorare "molte ore ad alta intensità" o di andare via con tre mesi di liquidazione.
I due dirigenti avevano lavorato con la Commissione Ue al fine di verificare la conformità di Twitter alle nuove regole europee appena entrate in vigore. Il Digital Services Act stabilisce nuove regole su disinformazione, contenuti illegali e pubblicità, che si applicano anche ad altre grandi piattaforme come Facebook, YouTube e TikTok.
Bruxelles contro il fondatore di Tesla
Secondo quanto riportato dal Financial Times, la Commissione europea pubblicherà i dati che mostrano come Twitter non rispetti il codice di disinformazione dell'Ue, poiché i tweet rimossi per incitamento all'odio sono diminuiti di quasi il 5% su base annua. Vera Jourova, vicepresidente dell'Ue responsabile del codice di disinformazione, ha dichiarato al Financial Times di essere preoccupata per la chiusura dell'ufficio di Bruxelles. "Se vuoi agire contro la disinformazione e la propaganda, ciò richiede risorse", ha affermato. "Soprattutto nel contesto della guerra di disinformazione russa, mi aspetto che Twitter rispetti pienamente il diritto dell'Ue e onori i suoi impegni", ha aggiunto Jourova.
Bruxelles ora teme, infatti, che aumentino i livelli di "disinformazione" sulla piattaforma dopo l'acquisizione di Elon Musk. Il quale, al contrario, è convinto, come dall'altra parte i conservatori di tutto il mondo, che le regole sulle piattaforme si siano rivelate uno strumento a doppio taglio: con la scusa di arginare la disinformazione e le fake news si è finiti, infatti, per mettere in pericolo il diritto di parola e liberà espressione con censure sommarie e spesso ideologiche. La chiusura dell'ufficio di Bruxelles ha un anche alto valore simbolico: Musk sta dicendo ai burocrati dell'Unione europea che su Twitter la censura non è tollerata e il principio del "free speech" verrà tutelato, costi quel che costi.
Musk al parlamento europeo: l'invito
È evidente come l'impredivibilità di Elon Musk e la sua visione libertaria rappresentino una potenziale minaccia per l'Union europea.
"Ci sono valide ragioni per suggerire che gli standard applicati da Twitter potrebbero essere indeboliti, in un momento in cui la lotta contro le interferenze elettorali, la disinformazione e l'incitamento all'odio è più importante che mai", ha scritto la deputata liberale Dita Charanzová (ceca) e Sophie in 't Veld (olandese) in una lettera inviata a alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, l'8 novembre. I legislatori europei ora vogliono che Musk si presenti di persona a Bruxelles e rassicuri l'Ue su come intenda contrastare la disinformazione online. Anche se questa non sembra essere una priorità per il magnate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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