Gucci, sfilata pro-aborto e slogan femministi anni '70
Gucci ha presentato un abito con un utero ricamato mentre in passerella sfilano blazer con slogan femministi degli anni Settanta. "Le donne devono essere libere di scegliere".
"Gucci vanta un impegno di lunga data a favore di donne e ragazze in tutto il mondo a sostegno dei diritti sessuali e riproduttivi, della salute materna e della libertà di scelta individuale". Così l'account ufficiale di Instagram di Gucci descrive alcuni momenti della sfilata Gucci Cruise 2020 svoltasi ai Musei Capitolini di Roma. In risposta a ciò che sta accadendo in Alabama, dove il Senato dello Stato ha approvato una legge che impedisce l'interruzione di gravidanza anche in caso di stupro o incesto, Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, ha deciso di dire la sua, presentando, tra gli altri, ancue un abito con un utero ricamato.
In passerella, spiega Il Messaggero, sfilano blazer con slogan femministi degli anni Settanta "My body my choice" e l'abito su dove è ricamata la data 22.5.78, quella della legge 194 sull'interruzione volontaria della gravidanza.
"Questa giacca - si legge su Instagram - è stata creata dalla continua visione di libertà, uguaglianza ed espressione di Alessandro Michele". Secondo il direttore creativo, infatti, la collezione parla "di libertà", con diversi riferimenti culturali e storici, in particolare agli anni '70 e all'emancipazione femminile.
"È stato un momento storico in cui le donne - alla fine - hanno respinto tutti i vincoli imposti nei secoli precedenti e sono diventate libere. Ecco perché sto rendendo omaggio alla legge italiana sull'aborto, la legge numero 194", ha raccontato Alessandro Michele a Wwd. "È incredibile che in tutto il mondo ci siano ancora persone che credono di poter controllare il corpo di una donna. Sarò sempre a fianco della libertà. L'unico mondo che posso immaginare - prosegue - è quello in cui ogni singola persona può essere chi vuole essere, senza alcun tipo di restrizione o giudizio. Noi che facciamo moda è come se avessimo delle antenne - ha spiegato Michele - per quello che ci succede intorno. E l'utero delle donne, questo mistero che noi uomini possiamo immaginare, l'ho immaginato come un fiore. Interrompere una gravidanza non estirpa questo fiore".
Dal 2013, Gucci sostiene la campagna mondiale Chime for Change per raccogliere fondi - e sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale - sui diritti di eguaglianza per le ragazze e le donne. "Ad oggi - si legge sul sito ufficiale - la campagna ha raccolto oltre 15 milioni di dollari per sostenere progetti in 89 paesi. Attraverso il finanziamento di 430 progetti con 156 partner, oltre 570.000 ragazze e donne a livello globale hanno beneficiato di Chime for Change". Tra le co-fondatrici del progetto ci sono Salma Hayek Pinault e Beyoncé, mentre tra i partner figurato enti e fondazioni come Kering Foundation, Hearst Magazines, Facebook, e la Bill & Melinda Gates Foundation. Lo scorso anno, la campagna di Gucci si è spesa in favore dei rifugiati, stringendo una collaborazione con Artolution per raccogliere fondi grazie a nuovi, coloratissimi Art Walls. In concomitanza con la giornata del rifugiato, la Maison ha dedicato i propri celebri murales in giro per il mondo all’organizzazione artistica internazionale senza scopo di lucro, che si occupa della tutela dei rifugiati.
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