Agrippa, lo stratega che fu il vero "padre" dell'Impero

Marco Vipsanio Agrippa fu lo stratega militare di Augusto e l'uomo decisivo per molti dei successi del primo imperatore di Roma

Agrippa, lo stratega che fu il vero "padre" dell'Impero

Il mondo contemporaneo è anche, in un certo senso, figlio di Marco Vipsanio Agrippa. Uomo decisivo nella scalata di Ottaviano Augusto al potere nella Roma segnata dalle guerre civili seguite alla morte di Giulio Cesare, Agrippa ne fu stratega, fiancheggiatore, primo pianificatore dell'azione politica. Fu il regista della vittoria nella Battaglia di Azio (31 a.C.) che chiuse la partita nella sfida con Marco Antonio e l'Egitto di Cleopatra evitando che, con la vittoria del nemico di Ottaviano, il baricentro dell'Impero prendesse le vie di Alessandria. E, dunque, che il baricentro del Mediterraneo della Res Publica, e dunque dell'intera storia successiva, fosse spostato lontano dall'Italia.

Vista a due millenni di distanza, appare decisamente interessante il fatto che le notevoli doti di comando e strategia di Agrippa siano state, nel corso della sua vita, rivolte esclusivamente al consolidamento del potere di gruppi di interesse interni alla Res Publica e solo molto raramente espresse per il consolidamento dell'Impero. Nella fase terminale della Repubblica Agrippa stabilì il suo sodalizio con Ottaviano fin dalla tenera età che esteso a Gaio Clinio Mecenate costruì il trio che governò la transizione verso il principato: Ottaviano fu il regista politico, Mecenate il maestro della propaganda del nuovo corso dell'eredità di Cesare, Agrippa lo stratega militare, l'organizzatore. Formato nelle legioni macedoni di Cesare, plasmato dalla Battaglia di Munda in cui nel 45 a.C. si consumò lo scontro finale tra Cesare e il suo ex luogotenente Tito Labieno, definito da Cassio Dione "il più nobile dei suoi contemporanei" Agrippa supplì alle limitate capacità militari di Ottaviano in più occasioni: nell'inverno tra il 41 e il 40 a.C., vincendo a Perugia contro la ribellione di Lucio Antonio, in seguito fermando le incursioni degli Aquitani in Gallia e, soprattutto, ritrasformando in un lago romano il Mediterraneo tra il 37 e il 36 a.C.

In quest'ultima occasione Agrippa sconfisse la ribellione piratesca di Sesto Pompeo, figlio dell'ex avversario di Cesare, il quale si era impadronito della Sicilia imponendo un vero e proprio blocco navale contro il grano in arrivo a Roma, fonte di grande malcontento nell'Urbe e mina sul potere di Augusto. Nel 38 a.C. Ottaviano fu battuto in uno scontro navale da Sesto, riportando gravi perdite. Ottaviano richiamò allora dalla Gallia Agrippa, il quale si impegnò per mesi per rafforzare la flotta, operando scelte strategiche tra cui l'inaugurazione della base di Portus Iulius presso Pozzuoli-Baia, la costruzione di una nuova flotta e l'arruolamento di 20mila rematori tra gruppi di schiavi liberati. Nel 36 a.C. Sesto Pompeo venne sconfitto dalla flotta di Ottaviano in battaglia tra Milazzo e Nauloco. Fuggito in Oriente, Sesto fu catturato e giustiziato da un ufficiale di Antonio.

Agrippa fu nuovamente chiamato a prendere il comando della flotta quando scoppiò la guerra con Antonio e Cleopatra. Conquistò la città strategicamente importante di Metone a sud-ovest del Peloponneso, quindi navigò verso nord, facendo irruzione sulla costa greca e catturando Corcira (l'odierna Corfù). Ad Azio, nel 31 a.C., Agrippa giocò la mossa decisiva imponendo la rottura del fronte nemico con una fuga simulata che allungò le linee della flotta di Antonio e Cleopatra, esponendola con l'inseguimento al contrattacco delle navi di Ottaviano. La vittoria sancì il trionfo dell'erede di Cesare e la stabilizzazione di Roma come epicentro del mondo a lui coevo.

Seguì, l'anno successivo, la caduta dell'Egitto che rese Roma padrona assoluta del Mediterraneo. Il principato si installò per poi consolidarsi come impero e Ottaviano ebbe il suo trionfo. Un trionfo preparato sul piano politico da Ottaviano, ordinato propagandisticamente con l'opera di narrazione e di finanziamento di Mecenate e realizzato sul campo da Agrippa. Ultimo dei grandi romani dell'età repubblicana e vero apripista dell'Impero. Alla sua morte, nel 12 a.C., l'Impero fu, in un certo senso, vedovo e Ottaviano, divenuto Augusto, lo celebrò con tutti gli onori.

"Agrippa meritava gli onori che Augusto gli aveva riservato", ha scritto di lui lo storio Glen Bowersock, aggiungendo che "è ipotizzabile che senza Agrippa Ottaviano non sarebbe mai diventato imperatore. Roma ricorderà Agrippa", oltre che per la sua profonda capacità militare, per risultati in ambito civile, "per la sua generosità nel curare acquedotti, fogne e bagni" e per la sua prolificità nella scrittura, non priva di fini politici. Agrippa fu autore soprattutto di opere di geografia. Sotto la sua supervisione, il sogno di Giulio Cesare di avere una panoramica completa dell'Impero sotto forma di mappa fu realizzato. Agrippa costruì una carta circolare, che fu poi incisa su marmo da Augusto, e poi collocata nel colonnato fatto costruire dalla sorella Polla a Roma in suo onore: una carta che, unitamente alla standardizzazione della misura del piede romano (sulla misura dei suoi stessi piedi, curiosamente), mostrò come Agrippa fosse desideroso di fornire all'Urbe gli strumenti per meglio conoscere e studiare il mondo conosciuto.

Per poterlo, in prospettiva, meglio dominare grazie al movimento di legioni, flotte, flussi umani e commerciali. Una visione moderna, "geopolitica" diremmo adesso, che non stupisce pensando all'uomo che fu il vero, meno noto, padre dell'impero.

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