"Un uomo si stanca a fare il male e a non espiare. Non succede niente. Cominci a chiederti se c'è un Dio", dice Matches Malone, il killer dei genitori di Bruce Wayne nella serie Gotham, su Netflix. "Guardami, io sono un mostro. Devi uccidermi", continua l'omicida. Una lacrima riga la guancia del piccolo Bruce. La mano che tiene la pistola comincia a tremare. Il cuore non gli regge. "Vorrei fossi un mostro. Ma sei solo un uomo", dice il futuro Batman, che abbandona l'arma ed esce dalla stanza. Uno sparo. Matches decide di farla finita. Di espiare, in modo tutto terreno, le sue colpe e di uscire dall'incubo. "Consummatum est". Tutto è finito.
È la prospettiva di una Gotham in cui Batman ancora non c'è e dove il bene è nelle mani di due scappati di casa, Jim Gordon e Harvey Bullock. Fanno il bene, ma sono costretti mille volte a scendere a patti con il male. Si affidano alla mafia per evitare una guerra tra cosche e a cercare sponde con Pinguino e Fish Mooney. Intuiscono il bene, ma non sempre riescono a farlo. Sono due uomini qualunque, che pur volendo fare il bene, inciampano continuamente nel male. Come san Paolo: "Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me".
Tradotto: perché Matches, una volta provato il sapore del sangue, continua a uccidere pur sapendo che è sbagliato? Perché Gotham è controllata da pazzi e depravati capaci solamente di compiere le peggiori nefandezze? Perché i buoni continuano ad inciampare mentre rincorrono i malvagi? Perché tutto è buio e il sole pare non sorgere mai? Sembra non esserci speranza. Ma vivere così è impossibile. Non si può restare eternamente nel buio. Si rischia di fare come Matches e, prima o poi, si mette mano alla pistola e ci si tira un colpo in testa. Oppure "cominci a chiederti se c'è un Dio". Anche se non lo sa, Matches pone queste domande al futuro Batman, che non è Dio e nemmeno il suo Figlio. Ma è qualcuno che testimonia che, alla fine, il bene vince. Come spiega il fumettista Frank Miller: "Batman non è interessante perché ha una bella macchina. È fantastico che abbia una bella macchina. Ma è interessante perché raddrizza il mondo fuori. Mette ordine in un mondo molto caotico. Soprattutto quando sei un bambino. Hai bisogno di qualcuno, anche se è un personaggio immaginario, che ti dica che il mondo ha un senso e che i buoni possono vincere". La maschera di Batman, come scriveva Francesco Borgonovo sulla Verità di qualche giorno fa, è un elmo. Batman è l'ultimo dei cavalieri: "In qualche modo, egli muore al mondo per poi rinascere da eroe e votarsi alla protezione di Gotham. Come un cavaliere, egli protegge i deboli e gli indifesi. La sua è una 'buona battaglia', una lotta combattuta seguendo i consigli di San Bernardo".
La storia di Matches è la storia dell'uomo qualunque, che non si capacita del male. Anche Joris-Karl Huysmans, scrittore francese di fine Ottocento, si pone le stesse domande del killer dei Wayne. Investiga il satanismo, ne resta in qualche modo attratto e lo descrive fin nei minimi dettagli. Diventa amico di un ex prete che, stanco di servire il Padreterno, era passato al suo peggior nemico: il diavolo. Magia, violenza e satanismo. Dal nero dell'animo umano, Huysmans estrae il bianco sublime dell'arte. Vive l'abisso del male e lo descrive in un libro: Là-Bas (1891), l'abisso, appunto. Qualche anno prima, nel 1884, aveva scritto un'altra opera: À rebours, controcorrente. È, questo, il racconto non solo del decandentismo e di una nevrosi, quella del protagonista, ma anche dell'uomo incerto e incredulo, che vorrebbe credere: "Signore, abbiate pietà del cristiano che dubita, dell'incredulo che vorrebbe credere, del forzato della vita che s'imbarca solo, nella notte, sotto un firmamento che non è più rischiarato dai consolanti fari dell'antica speranza!", dice il protagonista del libro, Jean Floressas Des Esseintes.
Commentando quest'opera, Barbey d'Aurevilly scrisse: "Dopo un libro tale non resta altro all'autore che scegliere tra la canna di una pistola e i piedi della croce". Huysmans sceglie la croce e si fa oblato benettino. Inizia la battaglia per il cielo. Come Matches si era chiesto se c'era un Dio ed era riuscito a trovarlo. Aveva combattuto la buona battaglia. Aveva vinto la guerra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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